TREMENICO – La Italmineraria, società che gestisce delle miniere di feldspato a Tremenico, dovrà versare al Comune 92.665 euro. Così ha deciso il giudice Carlo Stefano Boerci della sezione civile del tribunale di Lecco rigettando il ricorso della società.

La vicenda è ben illustrata sulle pagine de Il Giorno. Il credito vantato deriva da un antico accordo stipulato nel 1948 con le società all’epoca concessionarie delle miniere le quali si erano impegnate a versare un canone annuale nelle casse dell’ente. Il Comune, difeso dall’avvocato Stefano Simonetti, ha sempre invocato la validità di tale accordo con la nuova concessionaria (l’Italmineraria) e lo ha ribadito in sede di udienza civile. E così l’Italmineraria srl, subentrata nel 2003 alla Dervio Mineraria, aveva espressamente dichiarato di volersi fare carico degli obblighi gravanti sulla precedente concessionaria.

Nel 2014 la Italmineraria, che da qualche anno non pagava più, è stata portata in giudizio dal Comune di Tremenico. Nonostante l’intervento del tribunale la società continua però a non versare i soldi nelle casse del Comune che quindi presenta un secondo ricorso per ottenere un decreto ingiuntivo in relazione ai mancati pagamenti per il periodo decorrente dal secondo semestre 2011 sino al primo semestre 2014, per un totale di 92.665 euro.

Dal canto suo l’Italmineraria sostiene che dal 2010 al 2014 l’attività della miniera era stata sospesa, ad eccezione della manutenzione, riprendendo solamente nel 2015 dopo l’approvazione del nuovo piano da parte di Regione Lombardia e inoltre il contratto dovrebbe essere risolto per eccessiva onerosità sopravvenuta, in quanto l’importo dovuto dal concessionario fu fissato nel lontano 1948 sulla base delle condizioni dell’attività mineraria dell’epoca, mentre di recente i lavori di sfruttamento della miniera hanno dovuto addirittura essere sospesi per diversi anni.

L’avvocato del Comune, Stefano Simonetti, non condivide le considerazioni dell’azienda e ha ribadito la permanente validità del vecchio accordo. Ieri il giudice ha dato ragione all’ente, condannando la società anche alle spese processuali.