LIERNA – Coglie l’andamento delle acque, ne popola le sfumature, si fa nutrimento passivo del mare senza paura. E’ il plancton. Eppure parliamo d’arte, di materia, di segno. E come i microrganismi marini alimentano enormi cetacei, le opere esposte a Lierna, nelle sale del Castello di Riva Bianca radunate appunto nel nome della mostra “6 nel Castello Plancton”, si prefigurano come momenti, attimi, installazioni attraverso le quali alimentare “il desiderio di capire”.

PLANCTON (2)Questo il senso dell’evento che è sostenuto dalla Momart Gallery Lecco e dalla Pro Loco Lierna (gli stessi enti che propongono per domenica 21 giugno a Riva Bianca il concorso di pittura estemporanea “Attorno al Castello”con il patrocinio del Comune di Lierna, di Cb Cornici e del Colorificio Lecchese). Il percorso è stato romanticamente pensato negli angoli più segreti di un luogo già di per sé fonte di emozione, un semplice labirinto di storia, intreccio di vicoli che sanno di pietra. Gli artisti hanno inserito come le madreperle le loro lavorazioni all’interno di piccole stanze dove non è difficile pensare alla vita contadina e animale, al lavoro dei pescatori, alle voci di spiriti del tempo. E nelle suggestioni del percorso espositivo si fanno trovare vive e provocanti le opere di Fabrizio Martinelli, Raffarlla Manzini e Ciro Bonsanto, Giuseppe Carrino, Arnaldo Panzeri Gino Carlo Lanzara.

PLANCTONUna vera e propria lezione di arte contemporanea dalla quale trarre importanti spunti per scoprire lo straordinario rapporto che gli artisti sono in grado di far intercorrere tra gesto, segno, materia, istinto, pensiero. Capacità rara e fondamentalmente affidata all’arte, quand’essa sullo scorrere del secondo dopoguerra, comincia il tragitto verso un’astrazione senza mezze misure, per gettare le basi di un nuovo linguaggio visivo, non solo da riconoscere in una sua piacevolezza ma da approfondire, da capire o nel quale abbandonarsi e riscoprire la materia. “Plancton” non è una mostra che inneggia al “bel paesaggio”, è più che altro una serie di domande aperte sulle forme che ci circondano e certamente la conferma che l’opera d’arte non va più ammirata “perché piaccia” ma perché sia esempio di coraggio e provocazione, slancio dell’intelletto, recupero di elementi scomparsi.

Quando nell’opera contemporanea non troviamo la risposta che cerchiamo, forse è il caso di cambiare la domanda, e questa è un’ottima occasione per cominciare. “Dipingere è azione di auto scoperta. Ogni buon artista dipinge ciò che è”. [J. Pollok].

Informazioni: momartgallery@gmail.com, 338 2046991, apertura in settimana 20.00 – 23.00, fine settimana 14.00 – 23.00.

Michele Casadio