PERLEDO – Nando De Giambattista, sindaco di Perledo, con la sua consueta irruenza va avanti come un carro armato sulla vicenda della raccolta di olive in un suo podere da parte di due giovani immigrati.

Se avessi voluto farlo per tornaconto personale, non avrei coinvolto i media”.

E quindi?
“Si parla tanto d’integrazione, ma quasi nessuno si muove, quando invece l’integrazione avrebbe bisogno di fatti. Altro che trovare il tempo per accusare un sindaco“.

Insomma la sua è disobbedienza civile, però lei oltre che sindaco è presidente di Ambito nell’ATS,  le cui competenze sono sanitarie ma pure sociali. Insomma le regole dovrebbe conoscerle bene…
Bisogna dare un senso all’immigrazione. Qui a Perledo le persone ospitate alla Sacra Famiglia di Regoledo sono sei.
Prendiamo coscienza che è necessario impegnarli in attività possibili. Per una giornata di raccolta privata (appena 90 chili di olive), andiamo ad attivare la burocrazia di una convenzione? Le norme attuali paiono spingere all’immobilismo. Qualcuno ironizzando mi ha chiesto se ho preso lezioni di caporalato. La verità è che i ragazzi di certo non sono stati sfruttati e hanno mangiato a tavola con la mia famiglia: mia moglie, i miei figli e me. Certamente non sono uno che non offre una mancia adeguata, ci mancherebbe“.

Interviene in sottofondo la voce della moglie, indispettita dal polverone sollevato:
È solamente cattiveria…“.
Per lei infatti si è trattato di una semplice azione di buona volontà, un gesto di umana solidarietà.

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da Peacereporter.it

Per il marito invece un atto razionale, un segnale forte da inviare a chi chiude l’immigrazione nel bozzolo di un luogo di nessuno, una cisti nella nostra società.
Certamente quella cisti è lucrosa per molti, da entrambi i lati del Mediterraneo; che importa del destino di giovani privati di un presente e di un futuro dopo essere stati succhiati del loro denaro?

De Giambattista tutto ciò non lo dice, ma da bravo imprenditore pensa e mette in atto azioni concrete e da politico le sceglie significative.