Venticinque anni fa, il 10 febbraio 1992, veniva pubblicato Hanno ucciso l’uomo ragno, l’album d’esordio per Max Pezzali e Mauro Repetto. Due giovani originari di Pavia, compagni di banco al liceo, con tanta passione per la musica e la voglia di scrivere canzoni.

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Comincia così la storia degli 883, una storia che parla di amicizia, di un successo a dir poco inaspettato che ha dato vita a un vero e proprio fenomeno musicale e di costume, tanto importante da contagiare diverse generazioni, nonostante il sodalizio artistico durò il tempo di raggiungere l’apice con Nord Sud Ovest Est.

Certo non tutti amavano gli 883, la critica era costantemente divisa tra chi li osannava e chi li considerava “troppo commerciali”, la voce personalissima e nasale di Max non piace a tutti, i testi ad alcuni sembrano banali, i brani diventavano dei tormentoni, ci si chiedeva sul ruolo di Repetto, che nei live era quello che saltava da una parte all’altra del palco, senza apparentemente apportare alcunché. E il fatto poi che uscì definitivamente dal gruppo alimentò continue leggende metropolitane. Sta di fatto che la favola – seppur breve – degli 883 ha assunto i contorni del mito.