COLICO – La sala del consiglio provinciale di Lecco ha visto un’ulteriore iniziativa attuata dal comitato “Colico resta a Lecco” e dai consiglieri di minoranza del comune di Colico, che hanno sottolineato ulteriormente la contrarietà all’opzione di trasferirsi in Provincia di Sondrio. Il comitato ha presentato una nuova proposta da sottoporre entro un mese in consiglio comunale per indire un referendum che possa porre definitivamente la parola fine, in un senso o nell’altro, alla disputa.

 

NO AL TRASFERIMENTO DEL COMUNE DI COLICO ALLA PROVINCIA DI SONDRIO

Il clima comunale resta caldo, anzi caldissimo.

LA NUOVA INIZIATIVA ASSUNTA DAI CONSIGLIERI COMUNALI PAROLI E VENINI (Più Comunità) PLAZZOTTA E GREGA (Colico di Tutti)

I quattro consiglieri comunali di minoranza hanno appena presentato una nuova proposta di deliberazione comunale per la indizione del referendum consultivo.

La seduta del consiglio comunale si dovrà tenere entro la fine del corrente mese.

La nuova proposta fa leva sulla modifica dell’articolo 19 della legge regionale 7 del 2025 secondo cui “L’iniziativa si esercita mediante deliberazione del consiglio comunale interessato, da adottarsi con il voto favorevole della maggioranza assoluta dei consiglieri assegnati. Il comune interessato, prima di esercitare l’iniziativa di cui al primo periodo, può indire un referendum consultivo o attivare altre forme di consultazione della popolazione, secondo modalità definite nello statuto comunale ai sensi dell’articolo 8 del d.lgs. 267/2000”.

Non ci sono più ragioni per impedire il referendum consultivo e non è accettabile che una simile decisione passi solo dal Consiglio comunale, che non è stato eletto per fare transitare Colico in Provincia di Sondrio.

L’ipotesi del cambio di provincia non è stata nemmeno sfiorata nei programmi elettorali, è una iniziativa estemporanea, avviata solo da pochi mesi.

LA DELIBERAZIONE DEL 26 APRILE CHE HA BOCCIATO IL REFERENDUM CONSULTIVO

Il consiglio comunale, nascondendosi dietro la foglia di fico della sua inammissibilità perché materia non di interesse locale, ha respinto il 26 aprile la proposta di deliberazione dei consiglieri comunali di opposizione di indizione di referendum consultivo.

La delibera è motivata con argomenti non pertinenti e che non avevano nulla a che fare con la situazione colichese; si citano referendum per la costruzione di una centrale a biomasse, per il ciclo del cloro di un’azienda, per la cessione di una farmacia comunale e per la fusione di 2 comuni in Regione Toscana.

Invece, non è stato volutamente citato un precedente identico: il referendum svoltosi nel Comune di Comacchio per il passaggio dalla Provincia di Ferrara a quella di Ravenna.

Una situazione identica a quella di Colico e che confermava con i fatti che il referendum è ammissibile del tutto ignorata, anche se nota al Comune di Colico.

Questo precedente, decisivo, è stato taciuto. Perché mai?

UN REFERENDUM ASSOLUTAMENTE NECESSARIO

L’avere negato il referendum è grave e ingiusto nei confronti dei colichesi.

La raccolta firme non rappresenta affatto la volontà effettiva dell’intera collettività; le firme possono essere apposte per richieste di amici, di conoscenti, di datori di lavoro e quant’altro.

È solo con il voto nell’urna, che è segreto e che costituisce l’unico strumento per la libera espressione democratica dei cittadini, che si potrà sapere cosa ne pensano i colichesi: se rimanere in Provincia di Lecco o andare in quella di Sondrio.

GLI SCENARI FUTURI E IMMINENTI

È doveroso, non ci sono altri termini, che il referendum consultivo sia celebrato.

Il fatto che la legge regionale preveda anche altre forme di consultazione non sposta la questione di un millimetro:

il referendum si può fare e questo allontana ogni altro possibile dubbio o scusa per non indirlo;

il fatto che la norma preveda anche altre forme di consultazione ha la sola finalità di permettere anche ai comuni che non abbiano previsto il referendum nel loro statuto di attivare altre forme di consultazione (meno sicure ed efficienti del referendum comunque) della popolazione;

la legge regionale non prevede alternative tra loro equivalenti come già ventilano i sostenitori della Provincia di Sondrio, perché temono il risultato della consultazione.

L’attuale Sindaca e la sua maggioranza hanno mostrato evidenti preferenze a favore di chi vuole che il Comune di Colico transiti a Sondrio ed hanno commesso un errore nel non indire il referendum proposto la prima volta.

Oggi hanno la possibilità di emenda, indicendo il referendum sulla base della nuova proposta depositata.

Qualora fallisca anche il secondo tentativo, si aprirà il seguente scenario: i consiglieri impugneranno per prima cosa (e non sarà l’ultima) al TAR la deliberazione del 26 aprile per violazione del munus ad officium, perché il Comune ha omesso di consegnare ai consiglieri comunali (tutti non solo quelli di minoranza):

il parere, negativo, della segretaria pronto da molto tempo, se non 3 giorni prima, compreso sabato e domenica, della seduta consiliare;

i pareri del Ministero dell’Interno, che riguardano altri casi di competenza non comunale;

il parere, sconosciuto, dell’Ufficio legale di Regione Lombardia;

il parere di un avvocato privato, sconosciuto;

il precedente, identico a quello di Colico, del Comune di Comacchio, di cui la segretaria comunale ha acquisito la documentazione dal comune emiliano ma che nel parere non è stato nemmeno citato alla lontana.

Una cosa sola è certa: il referendum si terrà.

Silvia Paroli ed Enzo Venini – Più Comunità
Guido Plazzotta e Raffaele Grega – Colico di Tutti