COLICO – Lo dice sempre a chiare lettere Davide Ielardi, vicesindaco di Colico. Lui più che un politico è un amministratore, cioè appartiene a una categoria a parte, una specie di Serie A, un’anima del mondo di buoni, belli e onesti. E quindi dall’alto di questo status ha sentenziato chiaro: il referendum per decidere se Colico deve andare con Sondrio non si può fare. Granitico.
Epperò, puntuale come la cometa di Halley, salta fuori la realtà che lo smentisce.
Abbiamo infatti rintracciato l’ennesimo caso di un Comune che per effettuare il cambio di provincia ha pensato bene, giustamente, di chiedere il parere ai cittadini interessati. Si tratta di Manziana, ridente cittadina lacustre laziale che, tomo tomo cacchio cacchio, ha indetto il referendum senza battere ciglio, dimostrando che ciò che si nega sulle rive del Lago di Como è permesso su quelle del Lago di Bolsena.
E dire che il nostro Davide è di marca leghista, con tanto di militanza, con Ugo Parolo mentore. Leghisti che una volta erano gente per l’autodeterminazione dei popoli comunque e quandunque, parlamenti del Nord, assalti ai campanili e schioppi per dare voce ai cittadini del Nord, mica il giochino di rifugiarsi dietro a regolamenti e segretari comunali. Petto in fuori, non cavilli. Parola al popolo, non interpelli ai ministeri di Roma centralista e ladrona.
Del resto, ora funziona così, funziona che una scelta epocale come il cambio di provincia da Lecco a Colico è una scelta che può prendere il solo consiglio comunale, peraltro votato con un programma che nemmeno menzionava il tema della circoscrizione provinciale preferita. Funziona che gli uomini del Carroccio anziché rivendicare autonomia, fanno voto ai Ministeri romani affinché diano loro manforte nel negare il referendum.
O tempora o mores!
Prima l’amministrazione della signora Gilardi si era detta neutrale a questa scelta tra province, con un paio dei soliti pianti sul fatto di Colico cenerentola. Tutta roba smentita punto a punto. Poi però lo Ielardi è venuto allo scoperto, e giù un’intervista in favore di Sondrio che certo non avrà scontentato gli amici industriali che sostengono il passaggio di confine.
Sarà il Bengodi, dice Ielardi. E viene quasi da credergli, visto i ruoli apicali che ha ricoperto e ricopre: assessore e capogruppo in Comunità montana, consigliere al Bilancio in Provincia, revisore dei conti in una società del gruppo Acinque in quota Lega. Insomma, un curriculum politico, oops amministrativo, di tutto rispetto.
Ma anche uno spazio che via via si è andato restringendo: già lo chiamavano “presidente” della Comunità Montana, e non arrivó nemmeno un assessorato. Già si pensava a lui come consigliere provinciale riconfermato, e non vennero i voti sufficienti. Due passi indietro importanti, che forse gli hanno fatto pensare che se in provincia di lecco non c’era più trippa, tanto valeva di traslocare in quella di Sondrio, non si sa mai.
Solo che, ci permettiamo di notare, una cosa è cambiare domicilio in proprio – un’altra, segno di un’autoconsiderazione fuori scala, è quella di far cambiare provincia a un intero Comune. Forse non era il caso, ma comunque la cosa migliore sarebbe chiederlo ai colichesi, meglio se nel segreto dell’urna.
Non escludiamo che questa amministrazione comunale, dalla matita copiativa potrebbe avere un’amara sorpresa ma soprattutto una lezione. Di umiltà anzitutto. E poi che è meglio farle a viso aperto, le battaglie. Non c’era nulla di male a dichiararsi fin da subito in favore di Sondrio, cosa che avevano capito anche i paracarri.
Mentre ai cittadini non piace la dissimulazione, e soprattutto amano tanto poter dire la loro senza giochi da azzeccagarbugli.
La Breva