ESINO LARIO – Il 17 maggio la comunità di Esino ha vissuto un momento intenso e collettivo di memoria con la posa della pietra d’inciampo dedicata a Matteo Adamoli, giovane esinese vittima del fascismo. Un gesto simbolico fortemente voluto dall’ANPI Valsassina.

Ma se quella pietra aiuta a non dimenticare i passi sbagliati dell’uomo, oggi si apre anche la possibilità di ricordare una speranza educativa che venne spenta troppo presto.

È questo il senso della proposta avanzata da Renato Ongania, ampiamente illustrata da un contributo pubblicato sulla rivista Alere Flammam (n. 16): un articolo dedicato al campo scuola scout del 1925 all’Alpe di Cainallo.

> L’articolo completo di Ongania (pdf)

Un evento poco conosciuto, ma straordinario: prima dell’imposizione dell’Opera Nazionale Balilla, Cainallo fu teatro di una delle prime esperienze di formazione scout per i capi dell’Italia del nord. Giovani educatori si formarono lì al servizio, alla libertà e all’amicizia tra le montagne secondo il modello educativo proposto dal fondatore del movimento internazionale scout, Baden Powell. Il campo scout avvenne in un clima di apertura, gioco e crescita morale.

Lario News qualche anno fa aveva trattato una chicca della scoperta della ricerca di Ongania rispetto a uno dei protagonisti del Campo di Cainallo che diverrà poi un ingegnere di larga fama. Quel modello – laico, non militarizzato come i successivi campi dei Balilla, fondato sul volontariato – fu però spazzato via negli anni successivi, quando gli stessi luoghi furono utilizzati per raduni scout fascisti e addestramento dei Balilla. Una vera e propria “sostituzione simbolica”, seguita al consolidamento del regime, che Ongania ricostruisce nel suo studio.

“Non a caso – afferma Ongania – la storia studiata ci invita a riflettere come la scuola e l’educazione giovanile furono strumenti centrali della fascistizzazione della società: fu lì che si impiantarono i germi del razzismo scientifico seguendo a ruota un’antropologia culturale di fine ottocento che aveva ben poco di scientifico, i germi della logica dell’obbedienza cieca, della pedagogia del ‘voglio, posso, comando’, che a Esino Lario videro contrapposti la chiesa di don Giovanni Battista Rocca (di cui ha trattato ampiamente Valerio Ricciardelli in varie pubblicazioni) e il podestà locale Giuseppe Pensa, maestro di scuola elementare che rappresentava l’autorità fascista. Per questo, difendere oggi la memoria di esperienze formative alternative, come quella scout di Cainallo pre-Balilla, ha un valore non solo simbolico, ma profondamente civile. Penso sia fondamentale affiancare alla memoria della Resistenza, che è certamente patrimonio immateriale portato come dote nella nostra Repubblica, quelle proposte educative e valoriali, che offrivano non solo un’alternativa alla fascistizzazione della società italiana, ma un orizzonte verso cui guardare e che a ben vedere potrebbero anche oggi funzionare come proposta per una prevenzione al virus dei fascismi e dei totalitarismi”.

“Da qui la proposta – continua Ongania – di iniziare ad affiancare alla pietra d’inciampo per Adamoli una pietra di testimonianza per gli scout di Villetti di Cainallo 1925, in occasione del centenario di quell’esperienza. Due memorie distinte e molto diverse, ma dialoganti. L’una ricorda la stupidità della guerra, su cui bisogna inciampare (e anche meglio, studiare e approfondire per giungere a trovare tanti macigni d’inciampo), e che ritroviamo nell’art 11 della Costituzione; l’altra ci racconta di un’idea di un futuro interrotto, fondato sui valori dello stare insieme, del mettersi al servizio, del primato del bene comune, che sono incardinati nei primissimi articoli della Costituzione”.

“Questi valori non andarono persi, furono custoditi e comunque tramandati dai tanti sacerdoti ed educatori, gli unici che seppero indirizzare direzioni di governo anche nella guerra di liberazione dal nazifascismo. Insieme, questi segni, con uno studio approfondito, potrebbero raccontare qualcosa di più del nostro passato e aiutarci a comprendere il presente, per progettare un futuro di convivenza fondata sul valore della Comunità”, conclude Ongania.

RedCult