DONGO (CO) – Era l’ultimo testimone della cattura di Mussolini e dei gerarchi, della fine del fascismo, a Dongo e se n’è andato la sera di Ferragosto. Aimone Canape, personaggio leggendario, più volte nel cuore della storia della prima metà del secolo scorso, era originario proprio di Dongo, dove era nato nel 1922.

Come scrive Emilio Magni sulle colonne de Il Giorno, verso la fine della guerra era tornato sulla riva del Lario, alla sua terra, dove collaborava con i partigiani della 52ma Brigata Garibaldi, dopo essere stato per alcuni anni sfiorato dall’élite del Nazismo, a Berlino, ed aver avuto addirittura un breve colloquio con Adolf Hitler.

La sua storia è in libro “Il ragazzo del lago” (Piemme), di Marcello Foa, il giornalista che lo ha intervistato anni fa nella sua villa a Dongo. Prima Canape non aveva mai voluto raccontarsi. “Quel tronco che ha fermato la fuga di Mussolini, era un semplice ramo di ciliegio, posto lungo la statale appena fuori Musso. Un’auto avrebbe potuto travolgerlo. Fu invece un banale intoppo”, ironizzava Canape il quale aggiungeva che Mussolini, che aveva visto bene in faccia, fu trattato con molto rispetto da coloro che lo catturarono.

Dopo aver lavorato per anni in Germania era tornato in Italia dove aveva collaborato con i partigiani, fino all’arresto del duce.