PERLEDO – Ora che non c’è più da rispettare la legge sulla privacy, mancando il requisito della soggettività portatrice di diritti, ci auguriamo che le istituzioni, con un guizzo di intelligenza, possano ottenere i dati telefonici, utili a comprendere la dinamica dell’incidente. Da cittadino ho chiesto al Ministero degli Interni di avviare un processo di revisione dei protocolli di soccorso, per evitare altri omicidi di Stato. Ho chiesto di indicarmi anche una testa da sacrificare, quella a cui chiedere le dimissioni. Forse poteva essere soccorso entro le 48 ore se si fosse applicata una grammatica intelligente di accesso ai dati telefonici.

Trasformiamo questa tragedia in un processo di riforma legislativa, Learn from mistakes (imparare dagli errori). Ovviamente si dirà che tutti hanno rispettato la legge, e paradossalmente è anche verissimo. Come è verissimo che la legge è stata scritta per iper tutelare un diritto (privacy) e soffocarne un altri (diritto alla vita, alla sicurezza, alla protezione). Tra una settimana celebreremo la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Guardiamo in faccia i politici che lo faranno, a loro dobbiamo appellarci.

Il punto è che il rispetto della legge non ha coinciso con il fare la cosa giusta: aver accesso ai dati telefonici entro le 24-48 ore dalla denuncia al 112 avvenuta sabato 12 novembre, prima delle 20.

La famiglia ringrazia coloro che ‘miracolosamente’ hanno individuato il punto da ispezionare dopo tre settimane dalla sua scomparsa ed è grata a coloro che hanno rischiato, ancora una volta alla cieca.

Per superare la cecità delle Istituzioni, ora c’è il Comitato Alberto per aggiustare la legge sulla privacy, comitato a cui hanno aderito quattro senatori. 

Renato Ongania
Fratello di Alberto

 

LEGGI ANCHE

Ongania. Trovato il corpo, questa mattina ‘sotto Bologna’