All’epoca in cui Davide fondò Gerusalemme e si combatteva la leggendaria guerra di Troia – siamo intorno al 1000 a.C. – Palmira già esisteva da tempo. O, per meglio dire, esisteva Tadmor, l’antico nome (che significa appunto “palma”) con il quale è nota ancora oggi. Una città con oltre tremila anni di storia sulle spalle che rischia di essere cancellata, se il suo destino sarà comune a quello di Nimrud, Hatra e Mosul.

È di ieri, infatti, la notizia che le milizie dell’ISIS si trovano a due chilometri di distanza dall’antichissima città (l’articolo è stato pubblicato lo scorso 16 maggio, ndr). Ieri sera si è poi appreso che i jihadisti hanno giustiziato 23 civili, mentre centinaia di famiglie sono fuggite per evitare la loro furia. L’UNESCO teme che quella furia si abbatta ora sulle antiche rovine di Palmira e gli studiosi di tutto il mondo, preoccupati per la situazione, invocano l’intervento dei Caschi Blu dell’ONU per evitare una perdita che sarebbe dolorosissima per l’umanità.

Palmira è sempre stata ed è ancora una città assolutamente unica nel suo genere. Un romano sapeva bene che la città faceva parte dell’impero nel 200 d.C. eppure gli abiti, le acconciature, le usanze e perfino il cibo dei palmireni non gli sarebbero stati familiari. La millenaria identità di Palmira era più forte di quella dei conquistatori romani, più forte perfino dell’ellenizzazione che interessò tutto il mondo orientale: a Palmira si parlò sempre aramaico fino alla conquista araba nel 639 d.C.

Palmira era anche una città estremamente ricca e doveva la sua prosperità all’abilità dei palmireni, i quali seppero perfezionare il mestiere di “viaggiatori del deserto”. La sua posizione era estremamente strategica per le carovane che giungevano dall’Oriente e dovevano arrivare fino ad Alessandria, perché costituiva il primo punto di approdo dopo il deserto. Gli abitanti di Palmira si specializzarono nel proteggere dai predoni del deserto le carovane lungo i trecento chilometri che separavano la loro città dall’Eufrate, grazie al quale le merci venivano poi trasportate fino al Golfo Persico; ma dopo aver istituito delle vere proprie “compagnie”, essi divennero a loro volta mercanti e controllarono il mercato che tra l’Oriente dell’India e della Cina e l’Occidente dominato dai romani. Una sorta di antico capitalismo, insomma, con buona pace delle leggi contro il monopolio: questo valse a Palmira il titolo di “Sposa del deserto“.

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