È un paradosso che dura da decenni ormai. Una costante: sul lago, dove il centrodestra può vantare una certa consistenza amministrativa, vanno puntualmente in scena mal di pancia che sfociano in faide belle e cattive.

Basti ricordare, per fare un breve prologo al presente, a quanto avvenne in quel di Mandello qualche anno fa, dove il cdx riuscì a schierare ben tre liste contrapposte alla elezioni comunali. Morale: vinse la sinistra dell’allora molto a sinistra Mariani.

E anche all’ultima tornata di urne poco ci è mancato che Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia varassero una lista contrapposta a quella di Riccardo Fasoli, sindaco uscente ma giudicato un galletto troppo ruspante e autonomo nel pollaio del centrodestra lacuale. Poi prevalse la saggezza e la realpolitik di chi non voleva fare l’ennesima figuraccia. O basti pensare agli anni in cui, a Esino, il centrodestra occupava sia la maggioranza che l’opposizione, sparandosi reciprocamente colpi ad alzo zero.

Per venire – invece – alla cronaca, gli occhi oggi sono puntati su Bellano e Perledo. In quest’ultimo comune si è infatti rotto il sodalizio (di cdx) tra Nando De Giambattista – sindaco uscente – e Carlo Signorelli – sindaco precedente. Un duetto che per anni l’ha suonata, cantata e ballata a proprio piacimento in paese, portando a casa discreti risultati per il Comune e spazi politici per i protagonisti (presidenza di ambito, presidenza comunità montana, vice presidenza del bim, ecc…). Da questa insanabile frattura politica (e personale, dice qualcuno) scaturiranno due liste contrapposte, una guidata da Venini (lega) e una seconda da Signorelli stesso o da Fabio Festorazzi, mentre rimane da capire se la sinistra proverà ad approfittarne o sarà solo indolente spettatrice.

Quanto a Bellano, lo scenario si fa ancora più gustoso per chi ami di queste faccende da dietro le quinte.

Al sindaco uscente Antonio Rusconi (cdx) si contrapporrà una lista Lega-FdI (una delle poche in Italia stante la contrapposizione palese Salvini-Meloni).

La guiderà Goretti, ma nessuno esclude che possa arrivare anche la candidatura di Flavio Nogara, già segretario provinciale della Lega che tra problemi di incompatibilità e sconfitte elettorali non ha mai brillato per risultati positivi.

Sarebbe tutta da raccontare questa disfida che potrebbe stare in un racconto di Andrea Vitali…

Tutti ancora ricordano gli elogi pubblici di Attilio Fontana al sindaco Rusconi in occasione dell’inaugurazione dell’Orrido; tutti ricordano il buon Goretti che ansimando dietro alla passerella del presidente della Regione provava a spiegargli che a sindaco (della Lega) si sarebbe candidato lui. Insomma, un cortocircuito non da poco: mentre Fontana loda, il centrodestra si imbroda.

Citiamo, a modo di esorcismo, il caso di Colico che avrebbe potuto essere la fotocopia di Bellano e dove, al contrario, pare che siano riusciti a contenere le pretese di Masetti (FdI) e a far dilagare il buon senso di non rischiare di perdere un Comune così importante.

Cosa ci sia alle basi di queste fratture interne è difficile dire: spesso beghe di paese, velleità personali, frizioni caratteriali, difficoltà nel passaggio di testimone da un sindaco vecchio ad uno nuovo, rigidità eccessive nel porre veti e divieti ad alcuni ingressi nelle liste. O forse semplicemente la voglia di autodeterminazione, l’affermazione del tratto civico di queste liste e amministrazioni che vogliono tenere i partiti fuori dalla porta.

Ecco, già, i partiti. Questi ectoplasmi: una volta era nelle stanze delle segreterie di Lecco che si decidevano nomi e cognomi di sindaci, assessori e consiglieri di ogni comune. Ora contano tra il nulla e il poco, vengono tenuti distanza perché l’immagine non aiuta, e vengono tenute a distanza le loro pretese. A loro, una volta vinte le elezioni, si chiede solo di esserci a sostenere quel tal progetto o a risolvere quella tal emergenza, e possibilmente in modo veloce. E loro, assistono un po’ attoniti quanti impotenti a queste disfide tra chi dovrebbe essere dalla medesima parte, tra ex amici fraterni, tra posizioni incomprensibili a chi non viva il bar del paese.

Sembra così brillare di una certa verità la cinica battuta di un navigato e pragmatico esponente del centrodestra lecchese: “in questi casi si fa prima a mettere il cappello dopo la vittoria che non a schierarsi prima del duello”. Amaro, ma plausibile.

RedPol