ABBADIA LARIANA – Utero in prestito al figlio gay. Il caso inglese del figlio che diventa papà attraverso sua madre ha scosso nuovamente la coscienza di Don Vittorio Bianchi, parroco di San Lorenzo, da sempre difensore dei diritti e dei valori della famiglia tradizionale.
“Questo episodio fa capire, anche solo descrivendo l’accaduto, cosa ci spalanchi il ricorso alla maternità surrogata – è il commento del sacerdote -. Ridurre il grembo materno a un contenitore al quale è stato tolto l’autentico valore affettivo, morale e umano, porta dritti a situazioni come quella di Kyle e Anne-Marie Casson, nella quale la cruda, utile funzionalità copre ogni altra considerazione, svellendo obiezioni e interrogativi di elementare evidenza con la spietata forza del pragmatismo: mi serve un figlio, non ho soldi, chiedo alla mamma di prestarmi per amore il suo utero”.
“Quando si stima così poco la realtà da lasciarla in balìa di capricci e del calcolo, si è indotti ad arrendersi a mille altre come questa, che ci sono già state, che vedremo ancora succedersi sul libero mercato dalla vita e che i cantori delle pretese individuali esaltano proprio perché sono il segno che tutto è possibile. perché niente ha più valore tranne il grido disperato e infantile Io voglio – prosegue Don Bianchi -. L’Inghilterra ha legalizzato da tempo la maternità surrogata proprio per sottoporla a regole e limiti. Il risultato è questo self-service senza freni. La lezione è dolorosa e chiara”.
Cristina Denti