È arrivata l’estate e le donne scelgono il nuovo costume secondo le indicazioni della moda e della commessa del negozio.

Non entro nel merito dell’estetica e della moda. La mia vuol essere solo una considerazione senologica sui possibili “danni” del costume a fascia, cioè sul top del bikini allacciato posteriormente e privo di spalline.

Esso possiede l’indubbio vantaggio di evitare gli inestetici segni di abbronzatura sulle spalle, alcuni modelli sono inoltre bellissimi e affascinanti, soprattutto sulle immagini dei cataloghi.

Il costume a fascia ha il difetto di non essere funzionale perché non sostiene il seno ma, per stare in sede, lo stringe e schiaccia, appiattendolo sul torace e spingendolo verso il basso.
In questo modo non solo non valorizza il seno ma alla lunga lo deforma e lo sciupa.

Qualche modello di costume a fascia ha il ferretto o le coppe preformate nel tentativo, vano, di dare comunque un sostegno del seno.

A volte ha solamene una funzione coprente, come il cosiddetto primo bikini indossato dalle otto splendide atlete, raffigurate nel mosaico romano del IV sec d.C. di Villa del Casale di Piazza Armerina, in Sicilia.
(Precisamente si tratta dell’abbigliamento in uso per gare sportive, composto dal subligar, una sorta di slip, e dall’estropkion, una specie di top).

Quindi, dal punto di vista senologico il costume a fascia è sconsigliato: meglio il classico top con spalline che sorregge il seno, valorizzandolo.
Il costume a fascia può essere indicato tutt’al più per le donne con per seni di piccolo volume (seconda taglia, coppa B) e tonici, che sono i seni tipici delle ragazze, anche se non di tutte.

Anche per esse, comunque il consiglio è di non usarlo o di usarlo per poco tempo.

Le stesse considerazioni valgono per i reggiseni a fascia, che sono solitamente scelti per gli abiti che lasciano scoperto il décolleté.

Giorgio Maria Baratelli

Chirurgo senologo
Direttore Unità di Senologia
Ospedale di Gravedona

NOTA
“La foto è dell’Atelier Kyriad di Chiavenna; ringrazio Mary Catalano per avermi concesso il permesso di utilizzarla”.