ESINO LARIO – Venerdì 31 ottobre ricorre il 48° anniversario della morte del Generale di Corpo d’Armata Enrico Mino Comandante Generale dei Carabinieri, caduto a Girifalco in Calabria sul Monte Covello, in circostanze ancora ignote.
In quel giorno di 48 anni fa, cadde l’elicottero su cui viaggiavano assieme a Mino altri cinque militi dell’Arma, suoi collaboratori, con i quali stava effettuando una ricognizione per conoscere di persona i luoghi dove muovevano le cosche della “ndrangheta” all’epoca attive nei sequestri di persona.
I pochi resti del Comandante Mino sono sepolti a Esino Lario dov’era nato nel 1915, nei locali superiori dell’attuale scuola materna, figlio del dr. Alfredo medico condotto di allora.
Rimase in terra esinese per circa cinque anni per poi trasferirsi ad Albenga, e di quell’epoca si ha un ricordo in una foto dei bambini dell’Asilo di Esino Superiore.
Tornò ad Esino due volte solo dopo la nomina a Comandante Generale dell’Arma, il primo maggio 1975 e il 16 ottobre 1977, due settimane prima della sua morte.
A Esino è stato spesso ricordato anche dai reduci della 144 Compagnia Marconisti che lui comandò da giovane tenente in Africa Settentrionale fino in prossimità della battaglia di El Alamein. A quella compagnia, casualmente, appartenne anche mio padre, classe 1916 e compagno di Asilo di Mino. In terra africana ebbero però poche occasioni di raccontare del loro luogo natio; successe però il giorno di Natale del 1941, quando mio padre di servizio alla stazione trasmettitori del Comando Superiore, senza rancio perché si erano esauriti i viveri per i bombardamenti inglesi delle nostre navi di rifornimento, ricevette la visita del Comandante Mino che gli portò un pezzo di cioccolato. Fu quello il pranzo natalizio, e per consolarsi parlarono di Esino, e il Comandante sia pur con vaghi ricordi dell’Asilo non aveva dimenticato che i compagni gli tiravano i sassi, forse perché era un bambino proveniente da una famiglia agiata. L’episodio, Mino lo ricorderà a mio padre più volte in occasione degli incontri dei reduci di quella Compagnia.
Nel sacrario dove riposa è esposto il suo monito e la sua esortazione verso chi li condusse in quella guerra, che volle indicare nelle parole: NON PERDONARE e RICORDARE. È uno scritto che il Comandante Mino redasse già prima della capitolazione finale, nella solitudine del campo di prigionia, che ben evidenzia il suo alto valore morale.
Il tragico incidente dell’elicottero di Monte Novello ha rappresentato una delle pagine più oscure e silenziose della storia recente.
Nell’attesa che alla memoria storica venga tolto l’offuscamento della verità di quei fatti possiamo leggere la pubblicazione di Gaetano Rocco Faga, dal titolo Mosaico Fiamma 39, che rifacendosi anche a fonti documentarie ufficiali apre un primo squarcio di verità.
Alla morte di Mino, furono vicini alla sorella Maria Teresa, anch’essa sepolta a Esino, il sindaco Orazio Bertarini e don Bruno Colombo che raccolse le testimonianze del Comandante nel suo ultimo travagliato periodo di vita.
Valerio Ricciardelli
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