VARENNA – Nella giornata di ieri, 6 marzo, il ciclista professionista Luca Colnaghi è stato suo malgrado vittima di una brutale aggressione, mentre si stava allenando con il fratello Andrea sulla strada tra Lierna e Varenna.

Come riporta Tuttobiciweb l’atleta lecchese, in forza alla VF Group Bardiani CSF Faizanè, e il fratello, anche lui professionista del Team Continental Karcag Cycling Épkar, stavano tornando a casa quando sulla loro strada hanno incrociato un biker violento: l’uomo ha costretto a fermarsi il ciclista e ha iniziato a insultarlo, ma è stato solo l’inizio.

“Quando me lo sono ritrovato faccia a faccia – ha raccontato Colnaghi – abbiamo cercato di calmarlo, di evitare il litigio, ma mi ha spinto e fatto cadere. Mi ha aggredito, prendendomi per il collo; per fortuna con mio fratello siamo riusciti a bloccarlo e a farlo andare via”.

Tornato a casa, il ciclista si era accorto di aver perso le cuffie che teneva in tasca ed è tornato sul posto da solo per recuperarle: l’aggressore, però, era ancora lì, questa volta con un altro motociclista.

“Prima mi hanno sfiorato per farmi cadere – il racconto di Colnaghi -, poi quando stavo scappando il passeggero ha preso un masso dalla strada e me l’ha lanciato sulla ruota posteriore. Non contenti mi sono venuti addosso con la moto, bloccandomi sul parapetto che dà direttamente sul lago”.

L’aggressione non era ancora finita: “I due hanno lasciato la moto per attaccarmi alle spalle e prendermi a pugni in faccia. Quando sono riuscito a liberarmi, l’allarme del contachilometri aveva già allertato mio papà, che mi ha raggiunto seguito dai soccorsi e dai carabinieri, che ero riuscito a chiamare nonostante l’aggressione”.

Il ciclista ha ottenuto una prognosi di 10 giorni per una spalla lussata e una microfrattura alle costole, oltre ai lividi delle botte; Colnaghi, fortunatamente, ha potuto far scoprire l’identità degli aggressori alle forze dell’ordine grazie alle foto scattate alle targhe, che i due nel secondo agguato si erano premurati di coprire.

Colnaghi è ora assistito dall’Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani e sul piano legale dall’ente di tutela dei ciclisti Zerosbatti, che ha sottolineato come gli aggressori dovranno rispondere dei reati di “lesioni volontarie, aggressione, minaccia, con l’aggravante dei futili motivi e del concorso“.

Il ciclista si è detto particolarmente scoraggiato, soprattutto perché durante l’aggressione nessuno dei passanti lo ha aiutato o soccorso: “Mi alleno su queste strade da quando sono un bambino; oggi il ciclismo è il mio lavoro e per me sarà molto probabile ritrovare individui del genere. Uscirò in bici con 25 occhi aperti in più, ma spero non facciano più nulla né a me né a nessun altro”.