Egregio Direttore,
Scrivo la presente per continuare il dialogo avviato con la pubblicazione della lettera titolata “Perledo. Funerali e assembramenti. Quanto siamo stati schiocchi”, con l’intento di avviare anche un processo riparatorio rispetto alle inesattezze che Le sono state comunicate.

Se il lettore che ha segnalato “la notizia” ritiene di avere degli elementi oggettivi di denuncia, ha tutto il diritto di rivolgersi alle autorità competenti ed esporre le sue ragioni, farlo attraverso la Sua persona e attraverso il Suo giornale non è altrettanto coraggioso e ancor peggio, corre il rischio di far sembrare vero ciò che non lo è, o ciò che semplicemente è una sua percezione della realtà (quindi soggettiva).

I funerali possono essere celebrati, non violano la legge. Molti hanno rispettato le norme di distanziamento fisico imposte, forse non tutti, ma è una faccenda di etica individuale, e chi è senza peccato scagli la prima pietra… È responsabilità di ognuno mantenere una adeguata distanza di sicurezza, indossare la mascherina e se lo ritiene anche dei guanti protettivi. Affermare che vi siano stati degli assembramenti prefigura una ipotesi di reato. Sono accuse gravi. E ancora, il sacerdote è responsabile della Chiesa e del rito che amministra, il corpo di polizia municipale risponde dell’ordine pubblico, il sindaco è l’autorità sanitaria locale. Ognuno ha delle responsabilità… sparare sul mucchio o sulla famiglia del defunto è facile, ma ingiusto (e di cattivo gusto). Non siamo stati schiocchi. Io ho rinunciato a prendere parte ai funerali con un certo sacrificio, pensando che altri avrebbero potuto prendere parte al rito (e ne avevano il sacrosanto diritto). Credo che il silenzio sia molto apprezzato in queste circostanze, denota rispetto per il defunto, per i famigliari e gli amici.

Lettera Firmata

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L’INTERVENTO CHE HA SUSCITATO QUESTA REPLICA:

Perledo. “Funerali e assembramenti. Quanto siamo stati sciocchi”