BDI è un acronimo che ho inventato io e sta per “burocrazia digitale italiana”.

Infatti in Italia la burocrazia si sta trasformando, ma non evolvendo (anzi!): da cartacea, fatta di carte da bollo, moduli, marche da bollo, timbri e obliterazioni è diventata digitale con PIN (Personal Identification Number), PIN temporaneo, APP, credenziali, username (nome utente) e password, SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale), notifiche PUSH, PEC (posta elettronica certificata), FSE (fascicolo sanitario elettronico), FEA (firma elettronica avanzata), fatturazione elettronica con tanto di SDI (Sistema di Interscambio gestito dall’Agenzia delle Entrate), server, proxy error ecc.

L’innovazione digitale avrebbe dovuto per sua intrinseca natura velocizzare, semplificare e ottimizzare i procedimenti tanto lenti della vecchia burocrazia.

Ma purtroppo anche in epoca digitale, sono rimaste e spesso si sono acuite la rigidità, la lentezza, l’incapacità di adattamento, l’inefficienza e l’inefficacia, l’illogicità dei procedimenti.

Lo stesso lessico incomprensibile e inutilmente complicato (il cosiddetto burocratese) si è evoluto in senso peggiorativo arricchendosi di sigle, termini e acronimi di origine informatica, incomprensibili ai più.

I vecchi burocrati, con la loro faccia simpatica o antipatica, che trovavamo dietro allo sportello sono diventati i nuovi burocrati digitali nascosti dietro lo schermo di un computer, impersonali e immateriali.

La vita del cittadino alle prese con la Pubblica Amministrazione è diventata un inferno ancora peggiore, perché ai problemi della vecchia burocrazia si sono aggiunti quelli informatici, dovuti anche a una rete poco efficiente e poco moderna.

So che siamo in una fase di transizione e spero, perché la speranza c’è sempre, in un futuro migliore.

Il periodo di transizione finirà quando le nuove generazioni digitali subentreranno alle generazioni ibride (la mia), generazioni nate tradizionali e poi obbligate al digitale, e quando finalmente “arriverà la fibra in ogni casa”.

Ma non mi illudo più quando puntualmente in campagna elettorale sento i politici in cerca di voti parlare di rifondare una burocrazia moderna affidata al digitale, intesa come sistema capace di tradurre in azioni concrete ed efficaci le decisioni di chi ci governa o vuol governare.

Penso che anche per una riforma intelligente del sistema burocrazia, in particolare della BDI, sia necessario l’intervento di esperti pensanti (non burocrati) e di informatici validi e competi, e che si aboliscano una volta per tutte alcune regole che in termini calcistici sono dei veri e propri autogoal gratuiti (ad esempio gran parte della regolamentazione che riguarda la privacy).

Basterebbe anche assumere dei copiatori intelligenti, persone che siano in grado di copiare e magari migliorare quello che altri hanno già fatto.

Penso e spero che la burocrazia sia riformata partendo dal principio irrinunciabile che si tratta di un servizio per il cittadino, in modo da ribaltare la posizione corrente che è il cittadino ad essere al servizio, o meglio schiavo, della burocrazia.

Spero anche in una riforma del linguaggio “burocratese digitale” così che il cittadino medio possa capire facilmente quello che gli vien chiesto dalle amministrazioni e istituzioni pubbliche.

Il cambio di stile comunicativo sarebbe di per sé stesso l’indicatore di maggior rispetto nei suoi confronti.

Nota
Per creare l’acronimo BDI ho utilizzato l’italiano e non l’inglese essenzialmente per due motivi:

1 perché penso che agli stranieri non interessi la nostra burocrazia, in quanto ognuno ha e si gratta la propria …

2 perché in inglese sarebbe stato IDB, acronimo già utilizzato per Inflammatory Bowel Disease, (malattie intestinali Infiammatorie) e qualcuno avrebbe potuto dedurre che ci sia una correlazione tra le due entità, la burocrazie digitale italiana e queste malattie tanto invalidanti e difficili da curare.

Giorgio M Baratelli
Chirurgo senologo
Direttore Unità di Senologia Ospedale di Gravedona (Co)
Membro Comitato Scientifico Accademia di Senologia “Umberto Veronesi”
Presidente LILT di Como