Lo stereotipo è un tratto, fondato o meno, attraverso il quale si finisce per connotare l’interezza di una determinata categoria di persone. Questa definizione, abbastanza semplice, permette di rendersi immediatamente conto di come, specie tra gli occidentali, i giapponesi e più in generale gli asiatici siano associati a innumerevoli luoghi comuni. Lo stereotipo li vuole tutti ossessivamente ordinati, appassionati di tecnologia e manga, prodigi della scienza ed estremamente competitivi. Come è normale che sia, ad un più attento esame emerge come lo stereotipo raccolga semplicemente alcuni tratti con una diffusione sopra la media, rendendo quindi possibile scoprire altri aspetti che passano normalmente in secondo piano: ad esempio, la forte passione degli orientali verso lo sport.

Se il mondo dei manga ci ha insegnato qualcosa, è che in esso lo sport è un argomento che trova molto spazio, tanto da meritare una categoria apposita per includere le opere tematiche: il genere Spokon. Molte sono le ragioni alla base del successo dei manga sportivi, che vengono spesso ricondotte semplicisticamente allo spirito competitivo nipponico; in realtà, all’origine ci sono quasi sempre storie di comuni appassionati di sport. Il famosissimo Capitan Tsubasa, opera di Yōichi Takahashi meglio nota in Italia grazie all’anime di Holly e Benji, ha alle sue spalle l’exploit della nazionale di calcio giapponese nelle Olimpiadi del 1964 e del 1968, cosa che diede all’autore l’ispirazione per un manga sul calcio. Il movimento calcistico nipponico ricavò da quei giochi olimpici un’enorme spinta verso il professionismo fiorito poi negli anni ‘90, tanto che oggi il calcio è il secondo sport più praticato nel Paese, con rappresentanti che sono arrivati persino in Serie A: tra questi, basti ricordare Nakata, Nagatomo e Nakamura. Anche alla base di Slam Dunk, pietra miliare dello Spokon, c’è una storia di sport: l’autore, Takehiko Inoue, era infatti determinato a proporre un manga che trattasse di uno sport poco conosciuto in Giappone e, per questo, con enormi potenzialità di crescita: il basket. Altri sport che hanno fatto la loro comparsa fra le pagine delle riviste specializzate sono l’arrampicata, trattata in The Climber di Shinichi Sakamoto, e soprattutto il baseball, protagonista in Kyojin no Hoshi di Ikki Kajiwara. Quest’ultimo in particolare è testimone della passione dei giapponesi per il baseball, generata in loro degli statunitensi tanto da renderlo lo sport più amato del Giappone.

Fra le discipline più particolari ci sono ovviamente varianti regionali di sport ben noti in altri paesi: è il caso del poker cinese, le cui regole sono espressamente pensate per velocizzare il gioco rendendolo più dinamico e che ha riscosso grande successo in Giappone e in generale in Asia. Va inserito in questo contesto anche il wrestling, che con nomi diversi è uno sport al quale gli asiatici sono tendenzialmente molto appassionati. In Giappone, per esempio, il wrestling è noto come Puroresu, nome dato dalla pronuncia giapponese dell’inglese Professional Wrestling. Fra la disciplina nipponica e quelle statunitense e messicana esistono molteplici differenze, tanto da far ritenere la prima quasi come uno sport a sé; questo non ha tuttavia impedito, ovviamente, ad atleti asiatici di partecipare e mettersi in mostra nelle più blasonate federazioni occidentali. Si può pensare al giapponese Yoshihiro Tajiri, ancora attivo in patria e con un passato da protagonista negli Stati Uniti durante gli anni 2000; ai samoani Afa e Sika, componenti del duo Wild Samoans durante gli anni ’80; Jimmy Snuka, lottatore figiano attivo soprattutto negli anni ’80 e inserito nella WWE Hall of Fame nel 1996; Big Boa, wrestler cinese attualmente in attività e nome di punta della federazione americana. Infine, anche in questo caso la passione per il wrestling è testimoniata dal fatto che abbia più volte fatto la sua comparsa in manga e anime. È il caso di Kinnikuman e del suo più recente sequel, Ultimate Muscle, nel quale il protagonista nato dal duo composto da Yoshinori Nakai e Takashi Shimada combatte in esilaranti match di wrestling contro improbabili avversari malvagi. Ma il rappresentante indiscusso del genere non può che essere Tiger Mask, meglio noto in Italia come L’Uomo Tigre grazie alla messa in onda negli anni ’80. Il manga, ideato anche in questo caso da Ikki Kajiwara, si concentrava su un orfano che, divenuto lottatore di wrestling, si dedica ad aiutare altri orfani come lui. Il successo del personaggio, in patria ma non solo, fu tale che ad esso si ispirò Namco per la creazione di uno dei personaggi ricorrenti della saga di Tekken: King, anche lui un wrestler orfano che combatte allo scopo di essere d’aiuto ed ispirazione per altri orfani.