DORIO – Appuntamento sabato 26 gennaio alle 16 nel salone della ex scuola materna per la presentazione di “Cüntela Sü, Così si dice e si scrive. Piccolo dizionario doriese. Archivi di eventi, usi e costumi a Dorio”. Dopo “Vite in due tomi” (“In un Baleno l’Arco delle nostre Vite – Sguardi di Futuro” e “L’Arco Balenò nelle nostre Vite – Sguardi e scelte”) gli Archivi Doriesi si arricchiscono del Piccolo dizionario.

La struttura di questo piccolo dizionario doriese è sorretta dal filo rosso dei detti, una memoria storicopopolare che percorre tutta l’opera tratteggiando il carattere unico e nel contempo globale della Comunità pur incastonandola, nella tradizione, nel costume e nella lingua dei popoli invasori. La nomenclatura dei termini narra di una quotidianità che prende corpo nelle descrizioni dei saperi e dal luogo di eccellenza della famiglia: la casa. Le saggezze che prendono corpo da quella civiltà contadina, da quel legame con la fede, la terra, la natura, le stagioni, lentamente si contamineranno con lo sviluppo della civiltà globale ma intanto assistiamo, con quest’opera, al fermo immagine di una cultura che ci vede raccontatori, mostrandoci tutto quello che di unico ci ha lasciato la memoria. Ogni tradizione è frutto di contaminazioni che la rendono differente perché ciascun essere umano, per comunità e territorio, oltre alle ovvietà e ai condizionamenti di genere e dei ruoli sociali, ha un modo suo proprio di lettura e percezione della realtà.

Quanti leggeranno quest’opera sapranno comprendere la lingua doriese e formulare pensieri, dunque leggerla e chissà anche parlarla. La comprensione dei popoli passa dai suoni e dalle armonie del loro linguaggio e dalle scritture degli idiomi che rivelano appartenenze lontane mai così vicine.

Perché è bene che anche Dorio abbia il suo piccolo Dizionario dialettale? Non è forse il suo un dialetto che appartiene alla grande famiglia del lombardo occidentale già ampiamente indagata e studiata? Ha senso, in un mondo globalizzato come il nostro, questa ennesima iniziativa per una rivalutazione dei singoli dialetti prima che scompaiano del tutto?

La risposta è, a mio giudizio, affermativa. Perché pubblicare un dizionario dialettale tematico, sia pure piccolo come quello di Dorio, vuol dire raccogliere e trasporre in esso il patrimonio culturale di una intera comunità, piccola o grande che sia non ha importanza. Quando si compila un dizionario, infatti, non solo si evidenziano le caratteristiche fonetiche e lessicali che differenziano quella parlata dalle altre, ma si documenta un patrimonio di esperienze di vita vissuta che appartiene alla memoria di una collettività, che la caratterizza e la identifica.

Chi è ancorato alle proprie radici, chi sa apprezzare le peculiarità etnografiche e storiche del proprio paese non può esimersi dal dovere di documentare, tra le memorie avite, almeno quella del linguaggio dei propri padri, superando le inevitabili e spesso limitanti barriere campanilistiche. È un interesse affettivo, ma anche civico e scientifico. È un atto di amore verso la propria terra.

(Dalla postfazione di Marco Sampietro)