PERLEDO – Domenica scorsa l’amministrazione comunale di Perledo sul suo supplemento di Perledo Informa ha fatto sapere che sono iniziati i lavori di restauro della cappelletta di San Giuseppe (frazione Tondello), finanziati con un budget di circa diecimila euro.

Renato Ongania, attento alla tematica della devozione popolare e già autore di una ricerca sui segni della devozione popolare “Le Edicole Votive di Perledo” (2021), ha scritto al sindaco per chiedere che venga istituita una commissione per studiare in maniera integrale e multidisciplinare i segni della devozione popolare presenti sul territorio per non perdere nulla, e tra i segni ovviamente la cappelletta di san Giuseppe oggetto di restauro.

“Quando ho ricevuto il whatsapp con il foglio informativo del Comune ho gioito per la notizia ma sono rimasto anche sconcertato – riferisce Ongania, presidente del piccolo museo di Perledo (Perleidus.org) – la fotografia dell’affresco interno alla cappelletta e riprodotta nell’articolo dà un nome impreciso all’opera: ‘Morte di san Giuseppe’, inoltre viene riferita come ‘raffigurazione votiva’ e mi pare un azzardo, meglio restare nel campo delle ipotesi perché non si hanno ancora evidenze della presenza di un ex voto riferito alla cappelletta: l’origine della cappelletta potrebbe essere disgiunto da un voto”.

“Sui social ho lodato l’iniziativa dell’amministrazione comunale, ereditata dall’amministrazione De Giambattista, e ho tentato di aggiustare il tiro, per quanto possibile, così da ricondurre l’affresco alla sua corretta titolatura: ‘Transito di San Giuseppe’. Un significato molto diverso e più specifico della morte perché secondo la tradizione san Giuseppe ha beneficiato della ‘buona morte’, un concetto che spazia nella bioetica ed apre a riflessioni di tipo teologico oltre che religioso, inoltre il Transito di San Giuseppe tematizza la Sacra Famiglia, i moribondi e se vogliamo anche il dogma mai reso ufficiale dell’assunzione in anima e corpo di Giuseppe in Cielo. Il tutto lascia pensare che non ci si possa limitare ad un abbellimento laicizzante della cappelletta, ma si debba cogliere l’occasione per arricchire la memoria collettiva.

“Di concerto con l’ingegner Valerio Ricciardelli (storico di Esino Lario) e con la direttrice del museo, dottoressa Irene Ambrosini (laurea accademia belle arti), mi sono proposto per suggerire al Sindaco l’istituzione di una Commissione di studio che possa fiancheggiare l’intervento perché tale azione, che giudico necessaria e meritoria, possa condurre a una precisa contestualizzazione religiosa (con il necessario coinvolgimento di don Angelo e della Parrocchia San Martino di Perledo), una analisi storica della cappelletta, etnoantropologica e artistica.

“In attesa di un riscontro da parte dell’amministrazione comunale rispetto alla proposta che ho avanzato per conto del museo, mi sono portato avanti e ho consultato il direttore della Pia Unione del Transito di San Giuseppe (con sede a Roma), don Bruno Capparoni, postulatore generale dell’Opera Don Guanella. Secondo Capparoni, che ringrazio per la disponibilità di aiutare nell’identificazione dell’affresco, si tratterebbe di una copia del quadro che si trova nella chiesa di san Carlo al Lazzaretto (Milano). Quello stesso lazzaretto di cui narra il Manzoni ne ‘I Promessi Sposi’ ”.