BELLANO – Chiude la prima parte della rassegna ‘Il bello dell’Orrido’ con l’appuntamento di sabato 25 maggio dal titolo ‘Era mia madre – Il fuoco che ti porti dentro’. Il romanzo memoir di un protagonista dell’editoria italiana che vedrà ospite Antonio Franchini in dialogo con Armando Besio, curatore della rassegna. Un incontro che esplora, a partire dall’ultimo libro dell’autore, ‘Il fuoco che ti porti dentro’ (Marsilio, 2024), la figura della madre e il ‘mestiere di essere figlio’ attraverso un punto di vista inusuale e anticonvenzionale.

Antonio Franchini, oggi direttore editoriale per Giunti, inizia la sua carriera nell’editoria negli anni ’90 in Mondadori come editor di narrativa italiana mettendo la firma su numerosi successi editoriali degli anni Zero, tra i quali ‘Gomorra’ di Roberto Saviano e ‘La solitudine dei numeri primi’ di Paolo Giordano, accompagnando celebri debutti, come quelli di Alessandro Piperno e Alessandro D’Avenia, e altrettanti Premi Strega tra i quali Antonio Scurati, Margaret Mazzantini, Niccolò Ammaniti, Antonio Pennacchi‘Il fuoco che ti porti dentro’ non è solo il ritratto di una madre: Antonio Franchini riprende il filo lasciato in sospeso con il suo precedente romanzo, ‘L’abusivo’, riaprendo i conti con Napoli e le sue molteplici sfumature ma soprattutto con la sua famiglia. L’autore scava a fondo sul ‘mistero materno’ costruendo un romanzo memoir sulla propria madre, Angela Izzo. Una lettura che va oltre i confini dei generi letterari, carica di emozioni forti, messe a nudo dallo stile incisivo di Franchini che non lascia spazio ai convenevoli e ai giri di parole: quelle stesse parole che usa in tutta la loro potenza e per la maggior parte in dialetto, l’unica lingua parlata dalla madre che “sa greco e latino, ed è affascinata dalle sopravvivenze delle lingue classiche nel napoletano”.

“Benché da molti sia considerata una bella donna, mia madre puzza”. Un incipit sconcertante così come i sentimenti portati in superficie dall’autore in tutte le descrizioni della madre: odio, vergogna, rabbia ma anche egoismo, diffidenza, risentimento e nostalgia. Una narrazione diretta e spesso cruda dalla quale emergono i tratti di quel ‘carattere italiano’ con ricordi legati al cibo e alla ‘religione del pesce’, ma anche al ‘senso di inferiorità dello Zappatore’ e agli orrori di un’Italia del passato, nella quale Angela Izzo ha vissuto e ha cresciuto il figlio. Nel libro di Franchini forte è anche il contrasto tra nord e sud (tra Napoli e Milano, in particolare) e il confronto tra generazioni, la sua e quella dei suoi genitori anche loro agli antipodi. Una madre che incarna la sensualità ribollente meridionale unita al gusto per la lotta e la sopraffazione insieme a un padre, mite borghese ed elegante bibliomane, dal quale l’autore eredita l’amore per i libri.

Anche a distanza di decenni dall’allontanamento di Antonio Franchini da Napoli, la commedia umana famigliare brilla attraverso una narrazione potente nelle pagine de ‘Il fuoco che ti porti dentro’. L’autore, ma soprattutto il Franchini-figlio, si riavvicina alla madre, in punto di morte, provando a dare un significato alla sua figura, così distante dai canoni tradizionali: una donna che “ha sempre perseguitato una sua idea di diversità”. ‘Il signore dello Strega’ dipinge così un ritratto singolare, al tempo stesso imbarazzante, affascinante e terribile che fa da specchio ai vizi di un’intera nazione e che cerca le risposte alle domande di una vita.