BELLANO – Tanto pubblico anche quest’anno alla Pesa Vegia di Bellano, evento riuscito tra commistionte di sacro e profano, tra rievocazione dell’arrivo dei Magi a onorare il bambinello e ricordo di un episodio storico unico per i bellanesi. Un intero paese impegnato nella festa, ricostruzioni favolose, sfarzo, luci, costumi, tutto destinato a creare un’atmosfera che fa di Bellano uno dei festeggiamenti più singolari dei giorni dell’Epifania.

Come ogni anno però vale la pena approfondire la nascita della festa della Pesa Vegia, che riprende un avvenimento civile del primo anno del Regno d’Italia. Lo raccontò anni or’sono Pietro Pensa, figura di intellettuale vecchio stampo (ingegnere, alpinista, politico, scrittore) morto novantenne nel 1996. Sindaco di Esino e primo presidente della Comunità Montana, scrisse romanzi ma anche saggi di storia locale.

Da uno di questi, pubblicato su L’Adda e in rete su valsassinancultura.it, è raccontata l’origine della Pesa Vegia e narrato il salto temporale proprio all’epoca dei Promessi Sposi.

Nella seconda metà del 1861 da parte del prefetto di Como veniva comunicato ai sindaci della provincia che a partire dal 1862 in tutto il regno si sarebbe dovuto adottare il sistema metrico decimale. Grave ed urgente problema per il nuovo Stato era infatti quello di uniformare le svariatissime misure che sino ad allora, una diversa dall’altra, vigevano nelle regioni dei precedenti Stati da cui era composta la penisola. Un tentativo di introdurre il sistema decimale, in verità, si era già verificato in Italia ai tempi di Napoleone, ma, poco convinto della sua validità lo stesso imperatore, era presto naufragato. Per tale ragione i bellanesi, in gran parte bottegai e mercanti, pensarono che anche questa volta le disposizioni sarebbero finite in nulla e non si diedero la pena di istruirsi con le nuove unità. Se non che a fine anno il prefetto confermò che con il primo gennaio 1862 il decreto sarebbe entrato in vigore.

I commercianti, preoccupatissimi, si riunirono in municipio e delegarono due di loro e due rappresentanti del comune a recarsi a Como per ottenere dal prefetto un rinvio. I quattro partirono con la gondola del corriere Vitali. La sera del 5 gennaio i bellanesi, ansiosi dell’esito della missione ed anche dal vedere il lago non troppo tranquillo, si fecero alla riva presso lo sbocco della Pioverna, scrutando l’arrivo della barca. Quando questa fu finalmente in vista e a portata di voce, uno gridò: «Pesa vegia o pesa nova?» e quelli: «Pesa vegia». Fu un esplodere di esultanza e tutti, mettendo insieme la rappresentazione scenica dell’arrivo dei Re Magi, in corteo percorsero le vie del borgo.

Tale è l’avvenimento storico che diede origine alla festa. Me lo narrò mio padre che a sua volta lo aveva sentito raccontare dal mio nonno, reduce dalla campagna di Sicilia proprio allora. Lo confermò, d’altronde, Carlo Maglia, vecchio bellanese, in un breve scritto del 1933 che così conclude: «Da quell’anno e da quella circostanza, la sagra della pesa vecchia qui si tramanda e si ripete ancora con le stesse usanze, costumi e canti popolari».

Purtroppo, poi, ad opera di qualche innovatore di cattivo gusto, una così garbata tradizione fu mutata ed oggi, anziché veder giungere la barca con quei nostri cari bisnonni vestiti della festa, attesi dai compaesani e dalle donne nel bel costume di allora, in un’atmosfera ancora risorgimentale, si vede arrivare una gondola di micheletti spagnoli alabardati che marciano sino alla piazza del municipio dove viene letto un presunto decreto del 1666 che concede di mantenere le antiche misure, in un buffonesco linguaggio tra lo spagnolo e l’italiano, con tanto di firma del famoso conte di Fuentes, la data della cui morte è antecedente di molti anni.

Una somma, dunque, di ignoranza, di cattivo gusto e soprattutto di quel malvezzo nostro di vedere bello solo quel che porte l’impronta dello straniero! 

Sempre su valsassinancultura.it, non la pensa così Antonio Rusconi – che in un articolo successivo ribalta la questione e riporta la storia al ‘600, citando l’emanazione di una grida della quale però non si dispone.

La Pesa Vegia è un appuntamento immancabile delle festività natalizie bellanesi, una manifestazione con alle spalle oltre 400 anni di storia che ogni anno il 5 Gennaio si ripresenta ai suoi visitatori rinnovandosi e insieme mantenendo immutate leggenda e magia. Molte sono le leggende e le ipotesi sorte negli anni intorno alla nascita di questa ultracentenaria manifestazione. Dal lavoro di ricerca svolto recentemente da Antonio Rusconi (e sfociato nella pubblicazione del libro “Pesa Vegia tra leggenda e realtà”), viene documentata come più verosimile una datazione intorno al 1605, anno in cui vi fu un’emanazione di una grida, a cura del Governatore Pedro Acevedo, Conte di Fuentes, che annullava una precedente sua riforma del 1604 e ripristinava in uso le vecchie unità di misura (da qui il nome Pesa Vegia).

La leggenda
Le nuove unità di misura, ossia la “pesa nova”, avevano provocato disappunto nei commercianti Bellanesi: quell’”iniqua ordinanza” era ritenuta una vera calamità per le attività commerciali del paese qualora non si fosse riusciti a contrastarne l’applicazione.
Ed in una concitata riunione in Municipio veniva deciso di ricorrere allo stesso Governatore, perchè annullasse le nuove pese e emanasse una nuova grida per ripristinare le vecchie misure. Il Conte di Fuentes, dimostrando tutta la sua magnanimità, accolse le suppliche dei Bellanesi, e si mise a capo di una delegazione con destinazione il borgo lariano.
L’atmosfera era tesa in paese per l’esito della spedizione. Sin dal primo pomeriggio un insolito via vai animava la Puncia e dopo il tramonto la spiaggia al dì là del fiume Pioverna era ricolma di giovani e vecchi che attendevano con ansia il natante. Il tempo scorreva inesorabile. Il buio incalzava, l’aria era pungente, gelida.
Accovacciati intorno ad un falò uomini e donne erano pensierosi, preoccupati. E di tanto in tanto puntavano gli occhi verso l’oscurità del lago per capire un qualche minimo segno. Il rumore di uno sciacquio giunse improvviso. I Bellanesi infreddoliti si alzarono in piedi a scrutare in lontananza. E quando videro la gondola corriera, con quanto fiato avevano in gola, lanciarono dalla riva il grido “Pesa vegia o Pesa nova?”; “Pesa Vegia” fu la risposta. Popolani e commercianti esultarono. Tutto il paese accorse nel molo per accogliere i messi spagnoli latori della benevola ordinanza. Qualcuno si ricordò che era la vigilia dell’Epifania e pazzi di gioia inscenarono la rappresentazione dei Magi e, improvvisando un lungo corteo, percorsero le vie del borgo soffermandosi a bere ed a mangiare nei bar e nei ristoranti aperti per tutta la notte sino al mattino.

La tradizione
I Bellanesi festeggiano questo evento ogni anno da 4 secoli, anche in tempo di guerre e privazioni, inscenando il corteo dei Re Magi, la corsa delle Pese per le vie del paese e il falò sul molo. Negli anni molti sono stati i cambiamenti e le innovazioni nel modo di festeggiare la lieta novella. E vengono così alla luce nel secondo Novecento il Governatore e la lettura dell’editto dal balcone del Municipio, il presepe vivente, il castello di Re Erode e altro ancora: elementi cioè che inseriti nella tradizionale Festa dei Re Magi danno luogo a quella manifestazione popolare dove il sacro si fonde con il profano in un legame indissolubile dal nome “Pesa Vegia”.