DERVIO – Da essere accusato di un reato infame come quello di utilizzare e diffondere materiale pedopornografico, all’essere vittima di un errore giudiziario, dovuto ad uno scambio di persone.

Questo l’incubo vissuto da Gavino Cherchi e raccontato in esclusiva sulle pagine de IlGiorno.it dal collega Stefano Cassinelli. Cherchi, classe 1968, nel novembre del 2013 è stato arrestato dalla Polizia mentre si trovava nella fabbrica in cui lavorava come operaio, con l’accusa appunto di divulgare immagini spinte con dei minori come protagonisti. Da quel momento è scattato l’iter investigativo: perquisizione, microspie piazzate in casa, avvocati. Nel giro di sei mesi è stato svelato l’errore: il maniaco si chiamava sì Gavino Cherchi, ma si trattava di un’altra persona.

Si potrebbe pensare solo a una brutta disavventura per il Cherchi innocente, se non fosse per l‘esaurimento nervoso e le spese legali per 8mila euro che l’uomo non poteva pagare: “Mi sono visto bloccare il conto in banca e lo stipendio è stato pignorato per un quinto. Io sono rovinato, la mia unica colpa è stata quella di avere lo stesso nome di uno accusato di aver commesso quei reati. Mia moglie è gravemente malata e io non ho più soldi”.