DERVIO – “Le reliquie di Sarajevo”. Così si intitola l’ultimo libro dello scrittore e sceneggiatore calolziese Paolo D’Anna, che verrà presentato domani venerdì 20 maggio alle 21.00 in biblioteca. Attraverso la poesia l’autore racconta uno dei conflitti più tragici della nostra storia, dando voce alla gente comune. Con la narrazione si ripercorrono le tappe del conflitto, attraverso la poesia scorrono la vita, l’amore, la speranza, la morte e le tante storie che hanno come protagonisti Sarajevo, la sua storia ed i suoi abitanti.

La raccolta di poesie è costituita da versi fatti di immagini, che raccontano storie, che narrano oltre le parole stesse. Sono versi asciutti ed essenziali che descrivono i paesaggi lacerati dalla guerra che ha coinvolto la città di Sarajevo e le località limitrofe durante la guerra di Bosnia che ha gravato su quelle popolazioni dal 1992 al 1995. D’Anna scrive di quegli eventi come se fosse il diretto coinvolto, riesce ad avvicinarsi empaticamente alle vittime e alla natura di quei luoghi con una forza e delicatezza non comuni.

paolo d'annaL’opera è fresca di stampa, ma per più di vent’anni è rimasta chiusa in un cassetto: “è nata infatti tra il 1992 e il 1995 durante la guerra in ex-Jugoslavia, quando i media trasmettevano le terribili immagini del conflitto. Scene sconvolgenti che hanno fatto il giro del mondo come l’incendio alla biblioteca dei Sarajevo, i cecchini pronti a colpire i civili, i campi di prigionia, il ponte di Mostar distrutto dai mortai” spiega Paolo D’Anna.

“È il mio primo libro di poesia: si tratta di componimenti brevi, di immagini che vogliono anzitutto trasmettere un’emozione, come degli incipit che spero facciano nascere riflessioni nelle menti di chi legge. Il linguaggio è semplice, lo stesso con cui io mi esprimo: non voglio una scrittura che sembri falsa e artificiale, lontana da quello che sono io – continua l’autore -. Questo libro esce vent’anni dopo la sua composizione, ma sono convinto che continua ad avere tanto da dire, ad essere attuale. Il conflitto in Bosnia è finito solo sulla carta: sono ancora tante le divisioni, ci vorranno decenni prima che tutte le ferite siano rimarginate”.