MILANO – Il Centro Meteorologico Lombardo fa il punto della situazione dopo due giornate “indimenticabili” per chi le ha vissute.

Se non siete ancora evaporati” è il divertente sottotitolo delle valutazioni del CML, che di seguito ripubblichiamo in forma integrale – dopo che gli esperti le hanno diffuse nella serata di venerdì:

Nel comprensorio alpino e prealpino stanno per concludersi i due giorni più caldi da quando si rilevano dati. Per quanto riguarda le pianure del Nord Italia, si tratta di una delle onde di calore più intense – e soprattutto più afose, se non la più afosa – della storia della climatologia (localmente se la gioca con mostri sacri del calibro di luglio 1983 e agosto 2003, nonché i più recenti luglio 2015 e agosto 2017). Giovedì 27 e venerdì 28 giugno 2019 alcune località hanno ritoccato al rialzo i rispettivi record assoluti di temperatura minima e massima. Ad ogni modo, il peggio da stasera è alle spalle.

Nelle ultime 48 ore ne abbiamo viste di cotte e di crude (più di cotte, a onor del vero). Nel pomeriggio di giovedì le nostre località alpine hanno raggiunto estremi di 33-34°C a 1200m, circa 25°C a 2000 metri e quasi 20°C a tremila metri. A testimonianza della consistenza straordinaria delle masse d’aria tracimate da Oltralpe sotto la spinta del ramo discendente del promontorio nord-africano in quota, vi mostriamo il radiosondaggio atmosferico di Milano Linate (lancio 12Z di giovedì), un pallone sonda utile a misurare lo stato dell’aria sulla verticale del punto di indagine. Record assoluto (27.4°C) per quanto riguarda la temperatura all’isobarica di 850hPa (circa 1600m slm). Pazzeschi i quasi 30°C in libera atmosfera a 1200m di altitudine. Da stampare e conservare a eterna memoria.

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Alleghiamo inoltre una mappa riassuntiva delle temperature massime in alcune delle centraline montane afferenti alla rete CML, specie tra Retiche ed Orobie. Si commenta da sola. L’anomalia in assoluto più estrema di questo evento ha avuto luogo nella fascia altimetrica tra 1000 e 3000m. In pianura lombarda, benché la temperatura (e soprattutto l’afa) si siano spinte su livelli prossimi ai record assoluti (talora ritoccandoli al rialzo), abbiamo accarezzato i 40°C solo al confine tra Lomellina e Alessandrino, aree microclimatiche in cui episodi di simile portata, benché rari, si erano già osservati nel recente passato. Un sottile ma indomito strato d’aria umidissima di basso livello ha determinato di fatto l’impossibilità di sfondare la soglia psicologica dei 40°C in maniera diffusa. Per contro, l’umidità assoluta (punto di rugiada) ha raggiunto livelli di picco mai misurati prima d’ora dalla nostra rete, superando addirittura i riferimenti del luglio 2015, stato dell’arte per quanto riguarda l’afa in sede padana.

La fase serale/notturna di ieri, tra giovedì e venerdì, meriterebbe un approfondimento dedicato per quanto ha mostrato condizioni termo-igrometriche incredibili nei primi mille metri di troposfera padana. A tratti abbiamo osservato condizioni di stratificazione tipiche degli anticicloni invernali, con la ventilazione secca di caduta dai rilievi ad arrostire le colline brianzole comasco-lecchesi (fino a 34°C nel cuore della notte!!) mentre poco sotto, nelle conche di fondovalle, si irrobustiva uno strato fresco d’aria umida fino a dieci/quindici gradi più fresca. Scenari microclimatici ignoti per la fine di giugno, figli di una sinottica a dir poco estrema sotto il profilo dei contrasti tra le masse d’aria roventi in alta quota, secchissime d’avvezione sahariana, e quelle molto più umide intrappolate e compresse verso il basso nei primi 150-200 metri a contatto con le pianure e i fondovalle (emblematica la notte in Valtellina, con la città di Sondrio più fresca di Aprica o Bormio). Per assurdo, le minime in queste zone di fondovalle sono risultate inaspettatamente “fresche”. Sonni tranquilli mentre appena sopra scorreva l’alito dell’inferno.

Molto meno digeribili le minime nelle isole di calore dei grossi centri urbani, dove difficilmente si è scesi sotto i 26/27°C.
Torneremo su questi argomenti, perché hanno offerto spunti didattici che raramente o mai s’erano presentati nei nostri lidi (magra consolazione di questa calura allucinante: la possibilità di assaggiare situazioni prima ipotizzabili solo sulla carta, oppure osservabili dal vivo a ben altre latitudini o longitudini).

Orbene: vorrete domandarci quando andrà stemperandosi questa condizione dantesca. Beh, lo è già su parte delle pianure tra Mantovano e Bresciano, grazie all’ingresso di ventilazione più clemente dai quadranti orientali. Più a ovest dovremo attendere la sera/notte su sabato 29, giornata che sarà ancora calda ma a livelli più tollerabili (massime al piano sui 32/33°C, con punte di 34°C). Domenica persisteranno condizioni di alta pressione con tempo stabile e temperature nel complesso analoghe a sabato.

La prossima settimana, dopo un lunedì 1 luglio ancora molto caldo (probabili picchi padani fino a 35°C), sarà dedicata alla destrutturazione del mastodontico lago anticiclonico tra Francia e Mitteleuropa, che verrà in parte allontanato dal flusso zonale verso l’Est Europa e in parte respinto verso sud. In particolare l’infiltrazione dai quadranti settentrionali d’aria più fresca e umida di estrazione nord-atlantica determinerà l’innesco dei primi (violenti) temporali, inizialmente relegati ai soli settori alpini e prealpini. Potremmo ipotizzare un primo evento nella sera/notte tra lunedì 1 e martedì 2 luglio. Sarà necessario riaggiornarsi a riguardo.

P.S.: sulle vette dell’alto Garda bresciano, in queste ultime due ore, si sono innescate un paio di piccole e isolate celle temporalesche. Ecco, noi le stiamo osservando con l’entusiasmo che fu di Rodrigo de Triana dalla coffa della Pinta. Nessuna possibilità che evolvano in qualcosa di più significativo, sia ben chiaro.

In Piemonte, tuttavia, in particolare nottetempo tra le pedemontane di Torinese e Cuneese, potrebbero innescarsi temporali degni di nota. Se la calura vi tiene insonni, un occhio al radar meteo e passa la paura.
Denti stretti, forza e coraggio: la strada è in discesa.