MILANO – Un mercato ancora di nicchia ma in crescita, con 6mila auto puramente elettriche immatricolate nei primi sette mesi del 2019 (+113% rispetto all’anno precedente) e un’offerta di modelli sempre più ampia; senza scordare un’infrastruttura di ricarica che si fa via via sempre più capillare – attualmente si contano 8.200 colonnine ad accesso pubblico – e adeguata a supportare lo sviluppo dell’e-mobility in Italia.

Questi, in sintesi, i risultati dell’analisi condotta dall’Energy & Strategy Group, team di ricerca del Politecnico di Milano, pubblicati nello Smart Mobility Report 2019.

Lo studio ha affrontato i macrotrend che caratterizzano il mondo della mobilità e contribuiranno a ridefinirla: l’elettrificazione, un sempre maggiore utilizzo della sharing mobility e soluzioni tecnologiche come il Vehicle-to-Grid (V2G), ossia sfruttare la batteria dell’auto anche come accumulatore e stabilizzatore di corrente, che si può quindi impiegare in altro modo oltre a quello della mobilità, anche cedendolo a terzi – con un profitto per il proprietario dell’auto.

La vettura elettrica è la base per la smart mobility intesa come mobilità davvero utile e soprattutto sostenibile. Considerando l’intero ciclo di vita di un veicolo – dalla produzione all’uso, fino al riciclo – è il modo migliore e più efficiente per ridurre le emissioni di CO2: un dato confermato anche dall’Energy & Strategy Group, che ha comparato veicoli elettrici puri e diverse tipologie di veicoli con motore a combustione interna.

Dall’analisi del trend di crescita emergono tre scenari distinti per la mobilità elettrica nel nostro Paese, con proiezioni che spaziano da 2,5 (scenario “base”) a 7 milioni (scenario “sviluppo accelerato”) di veicoli elettrici – intesi come la somma di full electric e ibridi plug-in – circolanti nel 2030, a seconda del contesto.

Il comune denominatore di tutti e tre gli scenari ipotizzati è il 2025: l’anno della svolta per l’e-mobility, coerentemente con quanto previsto nella bozza del Piano nazionale integrato per l’energia e il clima. Nel periodo immediatamente successivo, e fino al 2030, si avrà una crescita molto sostenuta anche per quanto riguarda lo sviluppo dell’infrastruttura con proiezioni che vanno da 34mila (scenario “base”) a 73mila (scenario “sviluppo accelerato”) punti di ricarica ad accesso pubblico.

Parallelamente, in un momento storico in cui il possesso di un mezzo di trasporto non sembra più una priorità, si fanno strada varie modalità di utilizzo in condivisione. I numeri della sharing mobility sono in crescita, e si concretizzano in diverse forme: accanto al “classico” car sharing, che conta un parco circolante di oltre 6.500 veicoli a fine 2018 e in cui l’elettrico sta conquistando spazio, con una quota pari al 12%, troviamo lo scooter sharing, contesto in cui i mezzi a zero emissioni rappresentano il 90% dei volumi totali (2.020 e-scooter su 2.240 unità totali). Il servizio che vanta il maggior parco circolante è il bike sharing, con circa 35.800 unità. Infine, guadagna sempre più attenzione la cosiddetta micromobilità, un’opzione interessante anche nell’ottica dei servizi in condivisione.

Nello Smart Mobility Report si analizza anche il concetto di utilizzo dei veicoli elettrici come soggetto attivo all’interno del sistema elettrico. Partendo dal fatto che un veicolo di proprietà passa oltre il 90% del tempo parcheggiato, viene considerata una risorsa preziosa per la rete. Una delle declinazioni di questa interazione è il V2G: uno scambio bidirezionale di energia dalla rete al veicolo e viceversa; una soluzione ad alta efficienza e potenzialmente conveniente per entrambe le parti, che però al momento trova un’applicazione decisamente limitata ed esclusivamente in fase sperimentale.

Alessandro Tonini