BELLANO – Nuovo episodio della rubrica scolastica settimanale, tenuta dalla pedagogista clinica Claudia Ferraroli. Quest’oggi si parlerà di bambini e lockdown.

L’indagine “Bambini e lockdown, la parola ai genitori”, condotta dalla Società Italiana delle Cure Primarie Pediatriche, con la collaborazione di un gruppo di ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca, ha coinvolto quasi 3000 famiglie, tutte residenti nelle provincie lombarde (in quanto regione più colpita dal primo lockdown di marzo 2020) allo scopo di conoscere il vissuto e l’esperienza dei genitori e dei bambini durante il lockdown.

Resilient Resiliency Resilience - Free photo on Pixabay

(Pixabay)

L’83% dei genitori di bambini tra i 6 e i 10 anni ha riportato che il proprio figlio ha accettato le limitazioni imposte dall’emergenza, dimostrando grande resilienza. (Resilienza→ capacità di un individuo di affrontare e superare un periodo di difficoltà)

Altro dato positivo, un miglioramento complessivo dei rapporti in famiglia: con i fratelli e con i genitori.

Al contrario dei più piccoli, nel 46% dei bambini di questa fascia d’età si è riscontrato un aumento di appetito e di consumo di snack. Alterazioni che si sommano alle difficoltà ad addormentarsi e ai risvegli notturni, spesso associati ad un comportamento più irritabile, unito a manifestazioni di rabbia e una bassa e frammentata attenzione.

In questi giorni stiamo assistendo a ritrovate limitazioni e non è da escludere che presto potremo tornare a dover tenere in casa i bambini ancora per molte ore, a causa dell’aumento esponenziale dei contagi.

Allora come prepararci a questa evenienza e come aiutare i bambini ad affrontare di nuovo tutto questo?

Lo vediamo tutti i giorni a scuola: i bambini si sono adattati alle nuove disposizioni molto più agevolmente di noi adulti: tengono la mascherina alzata, disinfettano le mani, si mettono ordinatamente in fila con la distanza di sicurezza. L’importante per loro è avere indicazioni chiare e precise e, anche se con qualche sacrificio, si adattano. Come sempre poi, adulti di riferimento, siano genitori o insegnanti, che si mostrano sereni e sicuri nel proporre loro le nuove norme, li aiutano tantissimo ad assimilarle. Trovare infine sistemi alternativi per contrastare le evidenti limitazioni, soprattutto comunicative e relazionali è qualcosa che va assolutamente fatto insieme a loro (vedi articolo del 14 settembre)

E a casa?
Buone abitudini e routines sono le parole d’ordine da utilizzare. Destabilizzante per i bambini è l’imprevedibilità; per questo è importante la routine in un contesto di stabilità. Altrimenti ci troveremo ad affrontare figli con reazioni ansiose e un umore sregolato. Regole, quindi, per definire un confine e una sicurezza.

E poi allenarli alla capacità di attesa, a coltivare pazienza, a non ricevere tutto subito, a posticipare la soddisfazione e la gratificazione, a inibire i comportamenti inadeguati, per scoprire lo spazio della immaginazione, della riflessione e del pensiero.

In pratica alcuni consigli:
-È importante che ci sia una organizzazione della giornata. C’è quindi un tempo in cui ci si alza, uno in cui si mangia, uno in cui ci si dedica alla scuola e uno in cui ci si diverte.
-L’organizzazione della giornata, però, in tempo di coronavirus, non deve essere troppo rigida: è più importante che il bambino riesca a stare sereno e a divertirsi.
-È fondamentale che i bambini mantengano il contatto con la scuola anche attraverso lezioni virtuali, perché è per loro anche un momento di socializzazione;
-È vitale fare “ sfogare” i bambini un paio di volte al giorno in giardino o in terrazzo, se non è possibile uscire, e nelle case piccole organizzare uno spazio dedicato al gioco.
-I genitori che lavorano a casa devono far comprendere ai bambini la differenza tra il tempo di lavoro, in cui ci sono, ma non sono disponibili, da quello dedicato alla famiglia, in cui potranno concentrarsi sui bambini. Per riuscirci, si consiglia ai genitori di creare un rituale di inizio e fine lavoro da condividere con i figli, per esempio un campanello che suona, una musica, una filastrocca etc.
-È bene trovare il tempo per fare un fuori-programma insieme ai figli: magari guardare un film rasserenante insieme o fare un gioco, un’attività pittorica o una lettura. Dipende dalle vostre abilità e propensioni. Se sapete suonare uno strumento, cantate insieme!

Infine ricordiamoci di valorizzare quello che di buono esiste anche nei momenti di dolore: si è in casa rinchiusi, ma si ha più tempo per stare con la propria famiglia.

di Claudia Ferraroli

Pedagogista clinica

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LA SCORSA SETTIMANA

Rubrica. Pedagogia, cosa possono fare gli adolescenti in lockdown