PERLEDO – 18-19 maggio 2024, due giorni ricchi di emozioni per Diego Onganìa e sua moglie giunti dall’Argentina per scoprire le radici di Pietro Giosuè Ongania, il nonno del nonno.

“Pietro è stato battezzato a Perledo nel 1848 – racconta Renato Ongania, già autore in età giovanile di una ricerca genealogica del proprio casato realizzata consultando gli archivi parrocchiali di Perledo – il loro antenato si è imbarcato nel 1883 per Buenos Aires partendo dal porto di Genova, conservo copia della scheda dell’imbarco rese disponibili dal Museo dell’Emigrazione di Genova. Dalla moglie Teodora Teodorini ebbe 7 figli; dal primogenito Carlos Ongania (19 febbraio 1885), che sposò Sara Carballo (1888), nacque Juan Carlos Ongania, 35esimo presidente dell’Argentina (1966-1970), nonno paterno di Diego”.

“Abbiamo quattro figli, due femmine e due maschi, nostro figlio Gaston – racconta Diego – è un giocatore di calcio e milita in una squadra di calcio della Sardegna, in provincia di Sassari. Siamo stati anche da lui, prima di venire a Perledo per conoscere le radici dei nostri avi. Visitare la chiesa di San Martino è stata un’emozione fortissima, lì è stato battezzato il nonno di mio nonno. È il nostro primo viaggio in Europa, abbiamo pianificato di visitare i luoghi da cui sono partiti i nostri antenati, anche mia moglie ha antenati di Belluno, e siamo stati anche là”.

“L’emigrazione di fine Ottocento – continua Renato Ongania, presidente del piccolo museo di Perledo (Perleidus.org) – ha interessato tutta la Val d’Esino, coinvolgendo i comuni di Perledo, Varenna, Esino Superiore ed Esino Inferiore. Si è trattato di un fenomeno ancora troppo poco studiato a mio avviso, quindi poco conosciuto, eppure ogni singolo emigrato che ha raggiunto la costa opposta dell’oceano Atlantico ha fatto parlar di sè. Capita sempre più spesso che i nipoti di tali emigrati vogliano riscoprire le origini e organizzino dei viaggi culturali nei nostri piccoli abitati. Per me è stato un piacere inestimabile fare da cicerone ai miei lontani parenti nelle varie frazioni di Perledo, da Regolo e Bologna, poi a Gisazio, Regoledo, Cestaglia, Gittana e a Vezio. Posso dire che sono stati colpiti dal panorama che si può ammirare dal belvedere di Bologna, dalle informazioni storiche che riguardano il nostro territorio e dalla gran quantità di chiese che abbiamo ereditato come comunità, un patrimonio immenso… A casa di mia mamma abbiamo mostrato loro le foto di famiglia e vissuto momenti unici di affetto, conoscenza e condivisione”.

“Di questi tempi – conclude Ongania – dove nostro malgrado tornano di moda i nazionalismi che hanno generato ‘inutili stragi’ per citare un papa coraggioso, Benedetto XV, forse il turismo delle radici, come fenomeno sociale del XXI secolo, nasconde qualcosa di magico che andrebbe valorizzato anche in ambito Made in Italy”.

Il “Turismo delle Radici” in cifre

  • Il “Turismo delle Radici” è la conoscenza della storia familiare e della cultura d’origine degli italiani residenti all’estero e degli italo-discendenti che, vale la pena ricordarlo, sono stimati in un bacino di utenza che sfiora gli 80 milioni di persone.
  • Nel 1997 l’ENIT inseriva nella categoria «Turista delle Radici» 5,8 milioni di viaggiatori che visitavano il nostro paese. Nel 2018, undici anni dopo, questo numero era aumentato a 10 milioni (+72,5%).
  • Nel 2018 il flusso economico in entrata generato dal Turismo delle Radici è stato pari a circa 4 miliardi di euro (+7,5% rispetto all’anno precedente).
    (Fonte: https://www.esteri.it/it/servizi-consolari-e-visti/italiani-all-estero/turismo-delle-radici/)