VENEZIA – Per questo motivo, per una delle città più belle e controverse dell’Italia, lasceremo posto alle parole e alle emozioni di una ragazza che qui ha vissuto gli anni più duri, quelli in cui si diventa grande in un secondo e la città la guardi con amore e ostilità allo stesso tempo. Venezia, città in bilico tra l’abbandono e l’eccesso di turismo, è contenuta nelle parole e negli sguardi di chi la vive ogni giorno.

«Ci sono posti che ci è parso di vedere, ma che in realtà non abbiamo visto mai.

Negli anni dell’università mi sono rifugiata su un’isola. Dicono sia una delle più famose al mondo, ma non penso facciano sul serio.

A Venezia la vita vera inizia la notte: quando il turista è sfinito e stanco. Inizia quando le calli si svuotano di membra e si riempiono di magia. Le luci soffuse e l’aria pregna di storia ci portano a vivere in un sogno fatto di suoni che rimbalzano veloci tra i vicoli stretti.

Molte volte, uscendo di casa nei periodi neri, mi chiedevo chi fossero tutte quelle genti che parevano uccidere la mia città. Mi chiedevo perché si trovassero qui, a sporcarla e insultarla. Allora l’ho chiesto in giro. Venezia è Venezia. Ci si va perché è d’obbligo.

Allora ho scritto un manifesto: il manifesto del cultore della Serenissima.

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