la finestra ifdi fascino intellettuali

 

Incastonato nei contrafforti dell’Appennino, tra il Monte San Vicino e la valle del fiume Musone, posto a 630 metri sul livello del mare, Cingoli è un vero e proprio gioiello tra le verdi colline marchigiane, punteggiate di olivi e girasoli. Il nome della cittadina, che oggi conta circa diecimila abitanti, deriva dal latino cingulum, ovvero «cingere, circuito di mura», in senso lato «città edificata sul ripiano di un monte». Tale nome è dovuto alla sua particolare posizione, una carena rocciosa protesa verso il mare Adriatico dal cui Belvedere si domina unpanorama unico che spazia dal promontorio del Conero, agli azzurri monti Sibillini, alle montagne abruzzesi della Maiella e del Gran Sasso e, nelle giornate più limpide, permette di scorgere le coste della Dalmazia. Tale «vista si’ bella, vaga e dilettevole che non ha pari», come scrive il poeta Tommaso Roccabella in Memorie di Cingolifin dagli inizi del secolo scorso ha fatto di questo borgo un’importante stazione climatica e turistica, che le ha fatto guadagnare l’emblematico soprannome di balcone delle Marche.

Considerato uno dei borghi più belli d’Italia, Cingoli vanta una storia millenaria: tracce della sua edificazione risalgono già al III secolo a.c.; due secoli dopo venne ampliato ed abbellito da Tito Labieno, luogotenente di Giulio Cesare, che nel suo De bello civili scrive «Etiam Cingulo, quod oppidum Labienus constituerat suaque pecunia exaedificaverat…». Oltre alla bellezza dei paesaggi e… Continua a leggere