MARIANO COMENSE – Sono state settimane difficili, inutile negarlo. In questi giorni ci riapproprieremo dei nostri spazi, non tutti e non nel modo in cui eravamo abituati, con la consapevolezza che il nemico vive ancora tra noi e non possiamo permettere alla nostra sconsideratezza di vanificare lo sforzo di tante persone, in primis del personale sanitario. Proprio sul personale sanitario è stato scritto di tutto glorificando il loro sacrificio, la loro determinazione, l’abnegazione nei confronti di una professione che regala gioia e soddisfazioni ma anche smarrimento e dolore. E la speranza, anzi il dovere, è di non dimenticarlo quando questa pandemia sarà conclusa.

Raccontare e raccontarsi in queste situazioni non è mai semplice perché se c’è una cosa che la sofferenza insegna è quello di assegnare i sentimenti a una dimensione più intima e profonda, scansando le esibizioni. Ancora di più quando le parole hanno l’arduo compito di descrivere le altrui sofferenze, quegli sguardi smarriti e protetti dalla morte con tutta la volontà di cui si è capaci. Per tutti questi motivi la testimonianza della dottoressa Carla Longhiresponsabile del reparto Covid-19 dell’ospedale “Felice Villa” di Mariano Comense, è ancora più preziosa.

Dottoressa Longhi, in questo reparto vengono accolti pazienti che necessitano di una degenza di transizione. In cosa consiste?

La degenza di transizione è rivolta ai pazienti che hanno concluso il percorso di cura legato alla infezione acuta da Covid-19 ma che necessitano di un ultimo monitoraggio clinico e riabilitativo prima del rientro a casa. Durante la degenza vengono completati i tamponi seriali così da dimettere pazienti effettivamente guariti.

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