ESINO LARIO – Tigro, un gatto trovatello di circa due anni, si era allontanato da casa, ed il suo padrone Rinaldo Bertarini con la nipotina Alessia di Esino Lario, all’inizio, non se n’erano preoccupati, dal momento che Tigro ogni tanto era solito andarsene per qualche giorno.

Il gatto era stato adottato che già aveva qualche mese, ha fin da subito presentato un carattere misto, fra il domestico-affettuoso ed il selvatico-imprendibile. Tuttavia i giorni passavano, del gatto nessuna traccia e Alessia e Rinaldo, sempre più preoccupati, ormai avevano quasi perso la speranza di ritrovarlo.

Dopo quindici giorni, una sera, sul gruppo Facebook “Sei di Valsassina se…“, i gestori del rifugio Bogani sulla Grigna Settentrionale pubblicano la foto di un gatto. Era proprio Tigro che mangiava dalla ciotola del rifugio, non facendosi prendere dai gestori.

La mattina successiva il nonno Rinaldo con la figlia Edda e la nipote Alessia si recano al Bogani alla ricerca del gatto (dalle foto si vede chiaramente lo stato di preoccupazione, sia del nonno sia della nipote); in quel momento la Grigna sembra vastissima ed un gatto così fuori luogo in alta montagna. Arriva una telefonata al rifugio Bogani: alcuni escursionisti hanno fermato il gatto ormai in prossimità del rifugio Brioschi. La famiglia sale per recuperare Tigro.

La particolarità di questa storia è che Rinaldo, classe 1940, fin dalla sua gioventù è un grande appassionato di montagna: dal 1992 in poi con la guida alpina di Chiavenna Guido Lisignoli ha compiuto diverse prestigiose ascensioni internazionali fino a quasi settemila metri.

“La più prestigiosa – dice Rinaldo – è per me la cima del Kilimangiaro in Africa dove, per via delle difficoltà respiratorie, date dalla rarefazione dell’aria, solo due alpinisti su dieci raggiungono la cima. Per questo a chi realizza l’ascensione è riconosciuto un attestato”. ”

Certo – conclude Rinaldo – mai e poi mai avrei immaginato di salire la Grigna alla ricerca di un gatto”.

Alessia, ridendo, conclude: “Tigro non è un gatto normale, ha ereditato la tua passione della montagna, ora è il gatto alpino della famiglia Bertarini, ma che spavento ci ha fatto prendere…”.

Contributo di Pinuccia Nasazzi