Negli ultimi chilometri d’Italia, poco prima che la Liguria diventi Costa Azzurra, c’è una valle, la Val Nervia, che prende il nome dal torrente che l’attraversa. Il fiume, prima di gettarsi nelle turbolente acque del Mar Ligure, si snoda per poco più di 28km tra le Alpi Marittime nell’entroterra di Ventimiglia – quella città di confine in cui Ugo Foscolo fece scrivere a Jacopo Ortis una delle sue lettere più belle – e, quando il mare non è ormai lontano, ecco sorgere il borgo di Dolceacqua. Il Nervia divide il paese in due metà esatte: da una parte la più moderna, sulla riva sinistra; dall’altra il borgo di origini medioevali.

Secondo alcune fonti, già in epoca romana era presente un insediamento in quella che è poi diventata Dolceacqua. È tuttavia nel XII secolo che i Conti di Ventimiglia fecero costruire il primo nucleo del castello, noto come il Castello dei Doria in virtù del fatto che, nel secolo successivo, la costruzione fu acquistata da Orberto Doria. I suoi discendenti poi ampliarono la magione, fino a farle acquisire l’attuale fisionomia. Il plesso sovrasta il borgo, che a sua volta s’inerpica sul fianco del Monte Rebuffao, in un’arzigogolata matassa di strette e ripide viuzze scure.

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