ALTO LARIO – A chi non è mai successo di trovarsi una zecca addosso, o di trovarla tra il pelo dei nostri animali domestici?

La zecca è un animale che da sempre popola le nostre zone. Avendo come habitat perfetto zone boschive, umide e dove vivono cervidi. Essere stato suo “bersaglio” non è una cosa da sottovalutare. Milioni i rimedi casalinghi per toglierle… e una volta estratta ce ne si dimentica.

Nulla di più sbagliato.

È un animale “infimo“, si apposta all’estremità degli alberi o sui prati aspettando pazientemente un altro animale o un essere umano di passaggio. Non vola e non salta, semplicemente, quando individua un “ospite” vi si attacca, conficcando il suo rostro (testa) nella cute e da lì inizia a succhiare il sangue. Il lasso di tempo che può intercorrere dall’attacco al distacco spontaneo può essere di alcune ore, fino a settimane. Il morso è generalmente indolore perché, come accade per le zanzare, emette una sostanza che contiene principi anestetici.

Quello che molti non sanno è che la zecca è un vettore di malattie: alcune batteriche, altre virulente. Tra le più citate la Tbe e la malattia di Lyme – quest’ultima avrebbe colpito alcune persone nella zona dell’Alto Lario e della Bassa Valtellina.

Non serve farsi prendere dal panico e correre subito al pronto soccorso o dal dottore, perché non tutte le zecche sono pericolose o infette. Ma bisogna prestarvi attenzione ed essere molto accorti.

Cosa importante innanzitutto è sapere come comportarsi in caso di morso.

Una volta individuato il parassita, deve essere afferrato con una pinzetta a punte sottili, il più possibile vicino alla superficie della pelle, e rimossa tirando dolcemente – cercando di imprimere un leggero movimento di rotazione. Per agevolare la rimozione si possono trovare in commercio delle pinzette-uncini appositamente studiate per una corretta e agevolata rimozione.

Sempre meglio farsi aiutare, perché l’operazione risulta poco agevole.

Durante la rimozione bisogna prestare la massima attenzione a non schiacciare il corpo della zecca, per evitare il rigurgito che aumenterebbe la possibilità di trasmissione di agenti patogeni e il contrarre malattie delle quali è portatrice. Naturalmente si consiglia di disinfettare con acqua ossigenata la zona, sia per stordire l’animale sia per scongiurare infezioni.

Una volta estratta la zecca non va semplicemente buttata (tornerebbe in agguato, pronta ad attaccare qualcun altro) ma va distrutta, possibilmente mettendola in alcol. Una volta che smette di muoversi l’animale sarà morto; si consiglia di conservarlo per un paio di settimane all’interno di pellicola trasparente. Se la “testa ” o più scientificamente il “rostro” rimane nella pelle bisogna eliminarlo immediatamente con un ago sterile, ma se non ci si sente in grado è bene di contattare il proprio medico curante.

Buana prassi è quella di annotare la data della rimozione e osservare la comparsa di eventuali segni di infezione nei successivi 30-40 giorni, per individuare eventuali segni e sintomi di infezione.

Falsi miti girano attorno alle rimozioni. Non bisogna MAI utilizzare alcol, benzina, acetone, trielina, ammoniaca, olio o grassi, né oggetti arroventati, fiammiferi o sigarette per evitare che la sofferenza indotta possa provocare il rigurgito di materiale infetto.

Classico è il metodo dell’anello pieno d’olio: nulla di più sbagliato in quanto la zecca respira per poche volte in un’ora, dunque potreste rimanere li immobili con un anello pieno d’olio e non venirne a capo.

Se nei giorni o nelle settimane successive si riscontrano eritemi o infezioni, si consiglia di rivolgersi immediatamente al medico, informandolo dell’accaduto.

Per prevenire il morso in commercio esistono alcuni repellenti per esseri umani. Naturalmente nel periodo primaverile/estivo si consiglia di applicare agli animali domestici i classici repellenti in modo da scongiurare il morso anche ai nostri amici a quattro zampe.

Nella provincia di Sondrio nelle scorse settimane si è dato il via a collaborazioni per informare e istruire la popolazione.

Michela Riva

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