PERLEDO – Serata culturale coinvolgente e partecipata ieri sera a Perledo organizzata dal servizio cultura e turismo e coordinata da Alessandra Mauri. Il tema è stato il ricordo della riscoperta e riattivazione dell’antichissimo tracciato che collegava Perledo con Esino Superiore, un’opera durata ben cinque anni conclusasi nel 2009, con la presentazione di una ricchissima documentazione fotografica, integrata da tanti racconti storici estratti da antichi documenti.

Il conduttore della serata è stato Valerio Ricciardelli, storico locale, presidente dell’Associazione culturale Quaderni di Storia Esinese, anche ideatore e coordinatore di quella iniziativa.

Tra i partecipanti presenti molti attori di quella entusiasmante e faticosa avventura. In rappresentanza di tutti ha ricevuto numerosi applausi Nicola Pensa, nativo di Esino Superiore, classe 1932 che fu presente sul cantiere in quel quinquennio da grande protagonista, per ben 255 giorni di lavoro. Si è ricordato con affetto e tanta malinconia anche “il Pio” (Pio Mainetti), scomparso qualche anno fa in un incidente in montagna. Si è ricordata la sua passione, il suo impegno, la sua carica di emozioni sempre positive.

Ricciardelli, ha voluto più volte sottolineare che quell’operazione non è stata solo la pulitura e la riattivazione di un antico tracciato di cui più nessuno se ne ricordava. Certo, quel pezzo di strada ha una dimensione escursionistica, paesaggistica, naturalistica, ben illustrata anche in un piccolo depliant, ma la caratteristica più importante è la dimensione storica, che consente di non disperdere la memoria storica delle nostre comunità.

E per questo, cita come fa spesso nelle sue relazioni, il grande storico Marc Bloch, che agli altri storici insegnava a raccontare il passato facendo meno errori possibili e suggerendo che per essere efficaci nel racconto bisogna arrivare a “scavare” nella ricerca degli atti, fino a raccontare degli uomini e delle donne di quei tempi. Altrimenti si resta solo sulle superfici delle cose e si scambia un progetto della riscoperta delle tracce delle nostre origini come una semplice operazione ecologica.

Ecco perché Ricciardelli, nel mostrare le numerose diapositive, ha parlato anche degli uomini di quel passato, che hanno percorso quella strada, raccontando dei parroci di Esino, dei prevosti di Perledo, che nella prima metà del Cinquecento salivano di notte, mascherati a Esino per fare atti contrari alla morale di allora. Su quella strada passarono i notai che andavano a rogitare i documenti dell’epoca, ma anche gli eserciti invasori, tra cui nel 1636 i francesi che dalla Valtellina scesero verso Lecco, entrando dalla località Portone nella Val d’Esino dove saccheggiarono, rubarono, distrussero abitazioni e archivi. Facevano parte di quelle truppe che poi combatterono nella battaglia di Tornavento, senza successo, per occupare la Lombardia spagnola e Milano. Ma lungo quella strada si trasportarono anche molti materiali per la costruzione dei nostri edifici religiosi, le uniche opere ad uso pubblico di allora, realizzate solo con i soldi della gente. Anche quest’opera è stata realizzata, come è giusto che fosse, dice Ricciardelli, senza nessun contributo pubblico: “abbiamo solo fatto quello che avrebbero fatto i nostri antenati, impegnati nella cura del bene comune”.

E fino quando la parrocchia di Esino, non ebbe la piena autonomia dopo il concilio di Trento, quel tratto fu spesso percorso per raggiungere la chiesa plebana di Perledo dove venivano officiate le celebrazioni importanti e somministrato il battesimo. Molto si trova scritto nel secondo numero di quaderni di storia esinese, sul sito: www.quadernistoriaesinese.it/pubblicazioni.

“Quell’opera merita di essere illustrata con le ricche documentazioni di cui si dispone – prosegue Ricciardelli -. Lo si farà, anche come segno di gratitudine verso coloro che hanno condiviso quel progetto in uno spirito di grande comunità. È vero, quattordici anni sono passati dalla fine dei quei lavori, e in quest’epoca è quasi un tempo biblico e noi siamo invecchiati e anche con qualche acciacco, ma tanti bambini e ragazzi furono testimoni diretti di quella esperienza; forse oggi pensano ad altro, ma tra qualche decennio saranno la sola memoria storica. Per ora raccogliamo la proposta di tutti gli ex reduci di quella avventura, presenti alla serata e dei nuovi che si vorranno associare, di trovarci quanto prima per dare inizio a un programma di nuova manutenzione“.