Anno nuovo, vita nuova. E così, con l’arrivo del 2022, molte persone stanno pensando di mettersi in proprio: ci sono ovviamente dei rischi, ma anche molte opportunità. Il primo passo da fare, come sappiamo, è aprire una partita IVA. Certo, non c’è la garanzia di uno stipendio fisso ma, potenzialmente, si potrebbe arrivare ad ottenere un guadagno anche superiore.

Prima di fare questo passo è consigliabile quantomeno conoscere i costi, così da avere un quadro chiaro della stima prevista.

I costi di gestione variano a seconda del regime fiscale adottato: il regime ordinario risulta, ad esempio, più oneroso rispetto ad uno forfettario.

Indipendentemente dal regime adottato, è di fondamentale importanza saper padroneggiare le fatture, documenti fondamentali per qualsiasi tipologia di partita IVA. Sul sito di Danea.it vengono spiegati con estrema chiarezza i principali modelli di fatture, fornendo una panoramica chiara e intuitiva a chi è all’asciutto della materia.

Danea mette a disposizione anche un software facile da usare, che fornisce funzionalità extra legate ad altri aspetti come la logistica, la gestione del magazzino o i preventivi.

Tornando ai costi da sostenere, è opportuno sapere che l’apertura della partita IVA è un’operazione facile, che può essere portata a termine anche in autonomia e quindi senza ulteriori spese.

Le spese fisse sono determinate, invece, dall’esercizio effettivo dell’attività del professionista o dell’impresa.

Chi è iscritto alla Gestione artigiani e commercianti deve pagare i contributi INPS fissi sul minimale reddituale, mentre i professionisti devono versare i contributi alla cassa previdenziale obbligatoria.

Gli iscritti al Registro Imprese hanno l’obbligo di versare il diritto camerale annuale.

A queste spese va naturalmente aggiunto il compenso al commercialista, una figura professionale alla quale rivolgersi per gestire tutta la parte fiscale, oltre ai costi di gestione, come il pagamento di utenze ed affitti.

Infine, chi si avvale della collaborazione di dipendenti, deve mettere in conto le spese relative alla loro retribuzione.

Spostandosi sul versante fiscale, è necessario fare una differenza tra chi opera in regime ordinario e regime forfettario.

Le partite IVA ordinarie devono pagare le imposte sul reddito e provvedere alla liquidazione periodica dell’IVA.

Le partite IVA forfettarie sono decisamente avvantaggiate, in quanto possono accedere ad una tassazione sui redditi molto più agevolata.

Tra le spese bisogna considerare il pagamento di un’imposta sostitutiva sul reddito. L’aliquota applicata si attesta al 15%, che può scendere al 5% per i primi 5 anni di attività. Altra agevolazione importante: nella fattura non si applica né l’IVA né la ritenuta d’acconto.

Anche la gestione della contabilità nelle partite IVA forfettarie risulta molto più agevole, poiché non sono richiesti diversi adempimenti. I forfettari, infatti, non sono soggetti agli ISA, non devono liquidare l’IVA e non presentano la dichiarazione IRAP né la dichiarazione IVA.

Il commercialista in questo caso avrà molto meno lavoro ed il suo compenso sarà quindi ridotto.