ROMA – “Nella splendida cornice del Museo delle Civiltà dell’EUR di Roma – racconta Renato Ongania – ho avuto la fortuna di fare una ‘scoperta’ che mi ha lasciato senza parole. All’interno del museo, dopo essermi perso a causa dell’abbondanza di materiale da investigare, ho trovato uno spazio dedicato ai fossili ritrovati a Perledo nella seconda metà dell’Ottocento… Occorre riflettere sull’importanza della conservazione e valorizzazione del patrimonio geologico e paleontologico del nostro piccolo territorio”.

“Come direttore del Perleidus – piccolo museo di Perledo, sono rimasto colpito dalla collezione dei fossili di Perledo presenti addirittura al Museo delle Civiltà dell’EUR di Roma. Mi ero recato all’EUR per studi di tipo antropologico, mi sono perso perché ci sono tre musei con un solo biglietto (€ 11) e sono finito in una stanza del tutto inedita ai miei occhi. Per me è una conferma che quei reperti sono di grande importanza per la comunità scientifica e per tutti coloro che sono interessati alla storia della vita sulla Terra”.

Il cartello esplicativo del museo afferma che la collezione dei fossili comprende diversi gruppi tassonomici campionati in Italia dalla fine del XIX secolo, tra cui i Lariosauri, rettili marini antenati dei dinosauri, e i pesci osteitti, provenienti dalle rocce triassiche della Lombardia.

In vetrina, c’è una riproduzione del Lariosaurus balsami, trovato nel 1863, e appartenente alla collezione “Curioni” ISPRA. Come sappiamo il Lariosaurus era un rettile acquatico, della lunghezza massima di circa 1 metro, si cibava di altri piccoli rettili e di pesci. Viveva circa 240 milioni di anni fa, si tratta di uno dei più antichi rettili fossili rinvenuti in Italia.

“La cosa più interessante è la provenienza dei reperti indicata nei cartelli esplicativi: il giacimento triassico di Perledo”.

“I fossili – recita il cartello della vetrina –  erano inclusi all’interno di lastre di una pietra ornamentale nota come Marmo Nero di Varenna. Curioni studiò la fauna triassica lombarda e donò la sua ingente e preziosa collezione al Regio Ufficio Geologico alla fine del XIX secolo”.

Questi fossili sono anche un’occasione per riflettere sull’importanza della conservazione del patrimonio geologico e paleontologico del nostro paese. Il Museo delle Civiltà dell’EUR di Roma è un esempio virtuoso di come sia possibile preservare e valorizzare la storia della vita sulla Terra per le generazioni future.

“Ho iniziato a prendere i contatti con la curatrice dell’esposizione, sono entusiasta all’idea di poter collaborare con il Ministero della Cultura per promuovere la conservazione e la valorizzazione del patrimonio geologico e paleontologico del nostro piccolo comune. Sono anche convinto che la collaborazione tra istituzioni e musei sia fondamentale per la promozione della cultura scientifica e per la conservazione del patrimonio naturale del nostro paese”.

“Spero che la condivisione del mio racconto – conclude Ongania – possa contribuire a dare inizio a una nuova era di collaborazione e di scambio tra le istituzioni e i musei che si occupano di storia naturale e geologia. Tra l’altro fra qualche mese ricorre il bicentenario della nascita di Antonio Stoppani (Lecco, 15 agosto 1824 – Milano, 1º gennaio 1891)”.