BARZIO – Mea culpa sulla comunicazione, infermieri super specializzati e due autoinfermieristiche nel territorio – come avevamo anticipato. Questi i tre concetti chiave dell’incontro tra i vertici dell’emergenza sanitaria ed i sindaci.
“Chiedo subito scusa per i tempi e i modi” debutta così il direttore della centrale unica 112 Claudio Mare incontrando i sindaci della Comunità Montana dopo lo spostamento dell’automedica da Bellano a Nuova Olonio. Giustificazioni a parte, l’automedica non tornerà sul lago ma verrà sostituta da due mezzi infermieristici: certamente uno andrà a Bellano, un altro verrà sistemato quanto prima in Valsassina, probabilmente a Taceno. “Ci stiamo contando – spiega Mare riferendosi al personale Areu – per riuscire a rispondere a questa esigenza e faremo il possibile” ma i sindaci strappano la promessa. Anche perché “non è assolutamente un problema di costi: l’auto col medico costa poco più di un milione di auro all’anno, l’omologa con l’infermiere circa 700mila euro l’una”.
Nella sede barziese della Comunità Montana tocca poi a Fabrizio Mosca, coordinatore infermieristico del 112, convincere i sindaci della preparazione di altissimo livello richiesta costantemente agli infermieri che operano nell’emergenza in Regione Lombardia. Figure selezionate a cui viene data una formazione avanzata e specifica tanto da giustificare la tendenza del modello regionale di emergenza-urgenza sempre più sulle loro spalle, coordinati con un medico in centrale operativa, mentre l’automedica va verso la trasformazione in un presidio itinerante. Accanto a questi cambia anche il ruolo dell’eliambulanza, alla quale non viene affidato tanto il compito di raggiungere il paziente sul luogo dell’intervento – qui appunto si preferisce la gomma, dai volontari agli infermieri sino al medico – quanto piuttosto quello di prelevare il paziente dopo le prime cure e accelerarne il trasferimento all’ospedale più adatto, che non sempre è il più vicino.
In sala Pensa si dà piena fiducia agli infermieri ma pure al sistema regionale di emergenza-urgenza, tra i più avanzati in assoluto e che Mare disegna come realtà statale a sé, capace da solo di confrontarsi con gli altri stati europei e preso d’esempio dalle altre regioni italiane. Da esperto del settore il padrone di casa Carlo Signorelli sottoscrive, facendo notare anche come l’evoluzione della tecnologia in pochi anni abbia permesso passi da gigante anche nella telemedicina. Da politico chiede però che l’investimento sanitario sul Lario orientale e delle Valli lecchesi venga considerato in termini di un’area produttiva e dove le seconde case e il turismo contribuiscono ad aumentare la popolazione e anche l’età media. “Combatteremo!” è il saluto che dà all’assemblea.
Buona la rappresentanza di primi cittadini che non si è lasciata sfuggire l’occasione per discutere con il dottor Mare. A rompere il ghiaccio è il decano Ferruccio Adamoli, che rimprovera: “C’erano altre maniere, invece di imporre una decisione dovevate procedere discutendo e informando” ottenendo nuovamente le scuse di Claudio Mare: “Non c’è interesse a imporre, ora vogliamo recuperare le mancanze discutendo e per questo siamo qui”.
Il più combattivo pare l’assessore bellanese Pierfranco Pandiani, che pragmatico fa due conti ed evidenzia: “Va bene che l’automedica sarà itinerante, ma se la base è a Colico e l’area di competenza più vasta, sarà più difficile vederla dalle nostre parti”. Fanno eco dall’alta Valle Pina Scarpa e Marisa Fondra, e se la prima cittadina di Taceno chiede conto del quantum ricevendo l’assicurazione che non si tratta di risparmiare anzi, con due infermieri Areu andrà a spendere di più, la sindaca di Casargo sottolinea come “ci avete provato anni fa, avete lasciato decantare la questione e poi ce l’avete servita di nuovo. Non mi convincerete che non si tratti di una scelta per far quadrare i conti”. Stona nel coro il silenzio di Premana: non pervenuto nel dibattito il paese demograficamente ed economicamente più importante dell’area.
Cesare Canepari