Il tema della sostenibilità ambientale è assolutamente centrale nel mondo dell’industria che, in maniera sempre più decisa, è alla ricerca delle giuste soluzioni per raggiungere i traguardi prefissati. Sono tanti i cambiamenti da mettere in atto per arrivare ad un’economia circolare e sostenibile. Un ottimo esempio in tal senso è sicuramente Procter & Gamble. Se c’è una certezza, infatti, è che i processi di sviluppo futuri potranno procedere solo in questa direzione: ovviamente questo pone anche domande a cui è importante trovare risposte. Una delle più importanti riguarda il come deve cambiare il mondo industriale per assicurare la sostenibilità ambientale.

La risposta, o comunque una delle risposte, è che impegno ecologico e produzione industriale possono coesistere, anzi ‘debbono’ farlo perché la difesa dell’ambiente può essere assicurata solo da persone che vivono in una condizione di benessere: ciò può essere garantito solo dalla presenza di un’attività produttiva ‘sostenibile’ e, quindi, di un’economia circolare. Certo la scelta di puntare sulla green economy ha bisogno di passaggi che sono tecnici, il che vuol dire investimenti, ma anche culturali: per questo servirebbe una presa di posizione risoluta del governo, che deve costruire un piano industriale innovativo all’altezza di quelli che sono già stati decisi e concretizzati in altri Paesi.

Il gioco vale la candela: oltre all’effetto di intervenire finalmente sullo stress a cui è sottoposto l’ambiente – gli effetti dei cambiamenti climatici, nonostante i negazionisti, sono sotto gli occhi di tutti – ce n’è anche uno economico di rilevanza assoluta. Nel prossimo decennio l’economia circolare è in grado di fare nascere attività per oltre 25 trilioni di dollari, per un totale di 65 milioni di posti di lavoro. I numeri non mentono e non bisogna più perdere tempo, pena il rischio di restare indietro ed essere condannati al declino industriale.

La rivoluzione dell’Industry 4.0

Quando si parla di Industria 4.0 «ci si riferisce a una modalità organizzativa della produzione di beni e servizi che fa leva sull’integrazione degli impianti con le <<tecnologie digitali», e il cui obiettivo è quello di «creare sistemi ibridi» (produttivi, commerciali, logistici) che siano in grado di gestire, interpretare e valorizzare la grande mole di dati disponibile grazie all’utilizzo delle tecnologie digitali. L’Industria 4.0 consente di ridurre il consumo di risorse, con principi che si possono applicare dal lato produttivo come per quel che riguarda le attività di riciclaggio e smaltimento, nonché il rinnovo del parco macchine. L’adozione di sistemi 4.0 consente infatti di migliorare i sistemi di gestione ambientale e quindi le performance eco friendly delle organizzazioni.

Uno degli obiettivi dell’Industria 4.0 – specificano dall’università di Pisa – deve essere la sostenibilità della produzione, ovvero la minimizzazione dell’uso dell’energia, dell’acqua, dei materiali, la riduzione delle emissioni inquinanti ed il riciclaggio finale del prodotto/macchinario/impianto». Da questo punto di vista «il Life Cycle Assessment» (LCA) assume grande importanza e va ad integrarsi in modo virtuoso con le nuove tecnologie, con i nuovi dati che potranno essere resi disponibili, con il percorso di revisione dei processi industriali in ottica 4.0.

In un mondo di risorse sempre più scarse – dal 970 al 2010 l’estrazione e il consumo globale è passato da 22 a 70 miliardi di tonnellate, e sta crescendo – non possiamo permetterci di ripetere gli errori del passato, che hanno portato non solo criticità ambientali ma anche profonde fratture sociali.

Il crescente consumo di risorse ambientali e la conseguente erosione sempre più rapida delle risorse disponibili non hanno portato dei benefici reali in termini di reddito alla popolazione dei paesi con le economie più avanzate, come evidenziato dal rapporto di McKinsey Global Institute “Poorer than their parents? A new perspective on income inequality”. Infatti il reddito pro-capite della popolazione si è ridotto al punto che una percentuale compresa fra il 65% e il 70% della popolazione si ritrova al termine del decennio che va dal 2005 al 2014 con redditi fermi o addirittura in calo rispetto al livello di partenza, a causa della prolungata crisi economica e dell’aumento delle disuguaglianze.

Sostenibilità ambientale in Italia

Nel nostro paese l’evoluzione normativa prende avvio dal recepimento delle Direttive dell’Unione Europea che sviluppano nel corso degli anni un impianto di norme e regole inizialmente rivolte, sostanzialmente, alle imprese industriali e del manifatturiero mentre nel mondo delle infrastrutture e dei “cantieri mobili” le normative in campo ambientale arriveranno molto dopo, all’inizio degli anni duemila con la Legge Obiettivo per le grandi opere.

La necessità per il mondo industriale di ottemperare all’introduzione di nuove regole e prescrizioni in campo ambientale genera lo sviluppo di nuove opportunità d’impresa e nuove discipline professionali, come dimostrano le società di ingegneria ambientale italiane.

Un percorso questo, tra le imprese italiane e le società di ingegneria e consulenza ambientale, che data ormai oltre trent’anni anni nel corso dei quali molte cose sono cambiate e si è consolidato il rapporto tra le imprese e i temi della sostenibilità ambientale. Un lungo periodo durante il quale rare sono state le occasioni di confronto e approfondimento tra gli attori di questo percorso comune.