Per la Giornata mondiale per la lotta contro il tumore al seno, in calendario il 19 ottobre, ho pensato di riproporre la storia eccezionale una donna eccezionale, Jerri Nielsen. Tra i ghiacci del Polo Sud l’autodiagnosi, l’autobiopsia e l’autoterapia.

La dottoressa Jerri Nielsen, alla fine del maggio 1999, si diagnosticò con l’autopalpazione un tumore della mammella destra, mentre lavorava come unico medico nella stazione di ricerca Amundsen-Scott del Polo Sud. Aveva 47 anni. Fu impossibile evacuarla durante il lungo e buio inverno australe, perché le condizioni meteo impedivano l’atterraggio di un aereo.

In seguito, in un articolo del marzo 2009 pubblicato sul quotidiano Detroit Free Press, è stato rivelato che la dottoressa, che aveva una buona esperienza come medico di pronto soccorso, fu consigliata e costretta dalla collega Kathy Miller, un’oncologa di Indianapolis, con la quale si era consultata usando e-mail e immagini satellitari, a eseguire una biopsia su sé stessa.

Per la procedura, non essendoci un’infermiera nella base, la dottoressa si fece aiutare da un saldatore che aveva rapidamente addestrato, facendolo esercitare su una mela. Poi iniziò a curarsi usando i farmaci chemioterapici che l’aeronautica americana riuscì a paracadutare con successo sul ghiaccio della stazione, illuminato solo da un fuoco.

Mentre si curava, Nielsen continuò a svolgere i suoi doveri di medico per il gruppo di 41 persone della base, anche se gli effetti collaterali della chemioterapia erano notevolmente aggravati dal freddo.

Solo il 15 ottobre 1999, con un intervento speciale dall’Air National Guard, soprannominato Operazione Deep Freez, fu riportata in patria da un Hercules LC-130, atterrato in condizioni proibitive con temperature di 60 sotto zero. Una volta tornata negli Stati Uniti fu operata di mastectomia; poi purtroppo il tumore si ripresentò nel 2005 con metastasi alle ossa, al fegato e al cervello. Morì il 24 giugno del 2009, a 57 anni. Nel 2001 descrisse la sua eccezionale esperienza in un libro best-seller, “Icebound”.

Alcune sue frasi

“Ho sempre voluto vivere alla frontiera. Mi sono sempre chiesta come sarebbe stato attraversare la prateria su una carovana e non avere idea di cosa ci fosse oltre la collina”.

“La mia esperienza al polo mi ha permesso di accettare cose che la maggior parte delle persone teme nel profondo della propria anima e di arrivare a capire che non devono essere temute”.

“Essere tra i ghiacci è stata una grande fortuna perché mi ha dato una chiarezza maggiore per capire ciò che è essenziale nella vita”.

“Non c’è fine della vita fino al tuo ultimo respiro. Tutti possiamo fare qualcosa per aiutare qualcuno”.

“Le cose, che ti rendono forte, non sono quelle facili ma sono quelle per le quali hai dovuto lavorare e faticare. Esse danno spessore alla nostra esistenza”.

“Credo che sia sempre meglio sapere la verità. Solo allora puoi fare i conti con la tua malattia, o con qualsiasi situazione difficile”.

 

Giorgio M. Baratelli
Chirurgo senologo
Direttore Unità di Senologia Ospedale di Gravedona (Co)
Membro Comitato Scientifico Accademia di Senologia “Umberto Veronesi”
Presidente LILT di Como