Cominciamo dai capelli.
Si dice che si rizzino sulla testa, ed è esattamente quel che si prova. Giusto all’attaccatura, si avverte un formicolio e pare che una mano invisibile li stia tirando verso l’alto.
Più giù, sulla fronte, non possono mancare delle goccioline di sudore, anche se non fa per niente caldo.
Gli occhi, invece, sono sbarrati, fissi, immobili. Ritornano alla mente le immagini di quel film di Dario Argento, dove la protagonista è costretta a tenere gli occhi aperti  – e quindi ad assistere a vari omicidi – grazie a degli spilli attaccati con del nastro adesivo sotto le palpebre.
È obbligata a guardare, e lo siamo anche noi, non ci sono alternative.
Ancor più giù, la bocca è secca, la lingua un corpo estraneo che non si sa come sia finito là dentro. Da quella fenditura non possono uscire parole o suoni, un groppo in gola lo impedisce.
Respirare non è concesso.
Il cuore, già…
Avete presente sempre nei film quando il pazzo omicida si avventa contro una porta e tenta di sfondarla con una scure? Quei colpi violenti che ci fanno sobbalzare?
Ecco, il cuore li sta proprio riproducendo, e ci riesce alla perfezione.
Lo stomaco s’è annodato, ci mancherebbe altro, e le gambe tremano.
Insomma, io l’avevo detto a mio padre di non portarmi nel “Tunnel della Paura” al Luna Park…

Emanuele Tavola