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LECCO – In queste ore il mondo virtuale è dominato da un unico tema: la morte (tragicamente reale) di Tiziana Cantone. La donna, napoletana 31enne, lo scorso anno era stata protagonista di un video hard nel quale praticava sesso orale al suo amante, video che era finito in rete con migliaia di visualizzazioni e condivisioni. Su una sua frase pronunciata nel filmato (“Stai facendo un video? Bravo!”) erano stati creati meme e magliette, e la vicenda era stata anche ripresa dai giornali – tutto come se si trattasse di uno scherzo, o del video virale del momento.

Ieri sera la donna si è tolta la vita, probabilmente perché non riusciva più a reggere il peso dei giudizi della gente. Ma la sua triste vicenda non è finita con la sua altrettanto triste morte: purtroppo, ancora oggi, in tutta Italia persone parlano di lei, tra chi fa autocritica e chi invece gelidamente la accusa di essersela cercata. Dimenticandosi che, in un modo o nell’altro, siamo tutti colpevoli della sua morte.

Lecco non fa certo eccezione. È vero, la vicenda è accaduta lontano da noi, a Napoli. Ma grazie alla (o per colpa della) potenza dei social network nel “villaggio globale”, il video è arrivato fin qui, come è arrivata fin qui la notizia della sua morte e sempre qui c’è chi l’accusa di essersela cercata, come dimostra l’immagine a lato segnalataci da un nostro lettore. Lo ribadiamo: siamo tutti colpevoli. Sia che abbiamo condiviso il suo video, sia che abbiamo taciuto, senza provare timidamente a dire: “Scusate, ma secondo voi cosa prova l’essere umano Tiziana Cantone a essere trattata così?”.

A questa vicenda ha dedicato un editoriale il nostro supplemento culturale “Il fascino degli intellettuali”:

L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DEL GIUDICARE