PERLEDO – Nell’ultima edizione del Bollettino del Perleidus, si trova una storia “da libro Cuore”. Una famiglia giunta a Perledo nel XII secolo, in fuga dall’Isola Comacina, stanziatasi a Bellano, Varenna, Monte di Varenna (Perledo), rimane nel territorio del Lario e sul finire dell’Ottocento si rende protagonista del dramma dell’emigrazioni negli Stati Uniti d’America, ma mai senza perdere il cordone ombelicale con Gisazio, frazione di Perledo, ancora oggi popolata da discendenti dei “Dellamano”.

“Vivere il nostro tempo offre molte opportunità – esordisce Renato Ongania, alla guida del Piccolo Museo di Perledo (Perleidus) – per esempio si possono coltivare amicizie con persone che vivono in luoghi lontani. Spesso guardano alla terra che ha dato i natali ai loro nonni con molto attenzione, sono piene di curiosità e anche capaci di provare rispetto e riconoscenza verso coloro che ci hanno consegnato questa tanto criticata ma preziosa civiltà occidentale”.

“L’ultima esperienza che vogliamo raccontare, e che può essere inserita in un quadro di ‘leggerezza’ rispetto alla drammaticità dell’invasione in Ucraina da parte della Russia, ha a che vedere con il modo in cui creiamo e nutriamo relazioni di qualità con il Prossimo, anche se questo ‘prossimo’ significa seimila chilometri di distanza e parla un’altra lingua. Non solo ‘belle parole’, o astrazioni prive di concretezza: le relazioni personali possono aiutare la nostra Comunità (che peraltro ha una vocazione di accoglienza turistica) apprezzare l’alterità, la conoscenza del quotidiano dell’Altro, della storia locale, dello studio e dell’approfondimento su chi siamo e da dove veniamo. Potrebbe benissimo trattarsi di un elemento terapeutico per la contemporaneità, e magari farci sentire tutti più uniti”.

“I fatti sono semplici: un giorno ricevo una telefonata da Diane Dellamano, dal Maine, per la precisione da Cape Elizabeth, sulla costa dell’Atlantico e con grande entusiasmo mi dice di aver letto un articolo su LarioNews che tratta di suo nonno Tony Dellamano. Con altrettanto genuino trasporto, le confermo di quello che abbiamo scoperto sul ‘Sugo Albiga’, brevettato dallo stesso chef de cuisine Antonio Dellamano a fine Ottocento. Finiamo per parlare di genealogia e di stemmi araldici, passione che ci accomuna.

Diane Dellamano chiede di saperne di più ed eccoci al lavoro con una piccola ricerca che riporta in luce lo stemma araldico del Quattrocento, documentato dal Carpani (Codice Carpani, presso il Museo Civico di Como), e pubblicato in una copia anastatica da Carlo Maspoli nel 1973. Abbiamo ricolorato lo stemma, lo abbiamo modernizzato grazie a Marzio Camasso, un grafico amico del Museo, e abbiamo preso a prestito qualche citazione dall’ing. Giuseppe Arrigoni che a sua volta aveva ripreso Paride Della Torre in un manoscritto di fine Cinquecento, il tutto arricchito da qualche informazione storica di Vittorio Adami del 1927. Ricerca pubblicata, per la gioia di tutti”.

“Ci auguriamo di stringere legami con discendenti di perledesi sparsi in tutto il mondo, c’è sicuramente uno stemma araldico da recuperare per ognuno”.

 

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