MILANO – Il caso Vendesi Esino Lario-Eolo spa, studiato all’Università IULM di Milano e giudicato un “pessimo esempio di cooperazione pubblico-privato”.

Il lavoro di ricerca relativo alla finta vendita del Comune di Esino Lario dello scorso aprile 2019 (documentato da LarioNews), orchestrato da Eolo spa che ha visto il sindaco Pietro Pensa come esecutore con il coinvolgimento tra gli altri di Vittorio Sgarbi, è stato discusso ieri 20 luglio da Renato Ongania – perledese da nove mesi impegnato nel progetto di ricerca. Ongania, a coronamento del suo percorso formativo, ha sostenuto la tesi di laurea presso la Facoltà di Comunicazione dell’Università IULM di Milano di fronte alla commissione presieduta dalla prof.ssa Angela Besana, relatrice prof.ssa Stefania Romenti, venendo valutato con il massimo punteggio.

“Ho esordito anticipando le conclusioni a cui sono giunto – racconta l’autore -: in poche parole si è trattato di un pessimo esempio di cooperazione pubblico-privato, imbarazzante per tutti coloro che si riconoscono nei principi democratici delle moderne istituzioni “intelligenti” cioè orientate al bene comune, della trasparenza e dei doveri di accountability della Pubblica Amministrazione. L’iniziativa AAA Vendesi Esino Lario a conti fatti si è confermata inopportuna, ma anche l’indicatore di un malessere più diffuso, l’inadeguatezza di certi modelli comunicativi che richiamano alla memoria il Ventennio fascista, superati da un modello relazionale a due vie dove il comunicatore pubblico tiene presente gli effetti della comunicazione sulla Comunità ed è disposto a cambiare la propria comunicazione sulla base del feedback ricevuto”.

“Durante la ricerca – continua Ongania – ho visto ergersi dei muri di gomma, soprattutto quando ho chiesto evidenza di atti formali a supporto della sponsorizzazione, o di evidenza di flussi monetari. Questo non mi ha impedito di mettere in luce gli errori tecnici della campagna promozionale finanziata da Eolo spa con una fake-news a pagamento accolta dai giornali nazionali e sposata dal Sindaco di Esino Lario prestatosi a recitare il copione di un vittimismo istituzionale di bassa lega, muovendo critiche contro lo Stato, contro l’Europa. Anatemi senza senso contro fantasmi, salvo poi svelare il segreto: ‘Ho detto una bugia a fin di bene’”.

“Ho rotto le uova nel paniere a diversi soggetti forse poco inclini a farsi investigare, e ho svelato qualche scheletro nell’armadio come un libro scolastico razzista del 1931, edito da Mondadori, del podestà di Esino Lario Giuseppe Pensa o la vicinanza con Arnaldo Mussolini e la famiglia del Duce. Un filo conduttore di forte affinità con il fascismo confermato anche dalla partecipazione nel 1939 del figlio ing. Pietro Pensa (1906-1996), futuro Sindaco di Esino Lario e commendatore della Repubblica, al Premio Cremona, manifestazione fascista di propaganda del regime voluta dal gerarca Farinacci, fucilato nel 1945 a Vimercate, trovato in possesso di dodici valigie, quasi tutte piene di gioielli e denaro”.

“Di fatto gli ideatori della messinscena – brutta copia della vendita della fontana di Trevi attuata da Totò – hanno utilizzato un modello di comunicazione istituzionale in uso a fine ‘800 negli Stati Uniti, o durante il periodo fascista per quanto riguarda l’Italia, in cui ‘la verità non è essenziale’ nel processo comunicativo, ‘è possibile prendere in giro i sudditi’ e farla franca. Un modello indubbiamente pericoloso. Il tutto combinato a tecniche di guerrilla marketing degli anni ’80 del secolo scorso già ampiamente abbandonate e di scarso interesse accademico perché potenzialmente capaci di produrre danni non predicibili in seno alla comunità dove sono utilizzate. Che sciaguratamente, come volevasi dimostrare, hanno prodotto turbamenti in seno alla comunità di Esino Lario”.

“Per restare nella concretezza, a distanza di due anni dalla ‘provocazione’ non sappiamo cosa ci abbia guadagnato la comunità di Esino Lario dall’essersi prestata alla pagliacciata. Chi ci abbia veramente guadagnato… Ho iniziato a chiederlo al Sindaco a marzo 2021 ricorrendo anche all’istituto del FOIA (accesso civico). Ancora oggi, trascorsi due anni, occorre chiedersi perché si sia voluta una cooperazione col privato senza apparentemente la sottoscrizione di alcun contratto scritto rispetto alla sponsorizzazione. E, domanda più spinosa, come diavolo farà Eolo a sdebitarsi del favore ricevuto per il lancio della campagna di CSR [Corporate Social Responsibility – Responsabilità Sociale di Impresa] di un milione di euro all’anno per tre anni ‘Eolo Missione Comune’ con Esino Lario come testimonial? Userà forse una no-profit locale inscenando una finta sponsorizzazione per giustificare l’esborso? E quale delle tante organizzazioni di volontariato operanti a Esino Lario sarà il beneficiario? Cioè chi vorrà essere “complice” di siffatta poca trasparenza?”

“Quando si vogliono innescare dei processi virtuosi innovativi – conclude Ongania – occorre mettere al centro del proprio operato il benessere della Comunità, altrimenti tal politico così protagonista e innovatore non potrà realmente servire la propria Comunità. L’enorme visibilità ottenuta per il comune di Esino Lario (sull’onda positiva di Wikimania 2016) non è andata a sommarsi alla catena del valore: con la finta vendita ha eroso la fiducia nelle istituzioni, minato la trasparenza e generato un pessimo esempio di cooperazione pubblico-privato. La difesa/giustificazione secondo cui il Comune non ha speso nulla, non aiuta a rispondere perché lo si è fatto, e lascia la stessa domanda non risposta: quanto ci ha guadagnato la comunità?”

“Ho dedicato la tesi di laurea a tutti i cittadini di Esino Lario, a coloro che hanno combattuto per la Resistenza contro il Fascismo e il Nazismo, a Matteo Adamoli (martire della Libertà), a don G.B. Rocca, a Filippo Turati e Ettore Tibaldi. La tesi ha avviato un processo riparativo che spero possa essere compreso e apprezzato dagli esinesi, non vi sarebbe soddisfazione maggiore capace di ripagare il tempo impiegato ad aggirare gli ostacoli e l’ostracismo alla ricerca. Ora il puzzle è più chiaro ed è possibile attribuire e riconoscere la corretta responsabilità ai protagonisti della pagliacciata”.